Ecco come i giudici «imparziali» impongono la linea alla Quercia

Pecorella e Bossi-Fini; ex Cirielli e legge Biagi: Md detta ai ds le norme da abrogare. Ma il sindacato dei magistrati dice: non siamo politicizzati

Anna Maria Greco

da Roma

Magistrati politicizzati, a chi? L’Anm replica sdegnata alle accuse del premier Silvio Berlusconi e del Guardasigilli, Roberto Castelli: «Noi non facciamo politica, non siamo la controparte di nessuno - dice il presidente, Ciro Riviezzo -, ma legittimamente critichiamo riforme o comportamenti che giudichiamo sbagliati o lesivi dell'indipendenza della magistratura, da qualunque parte provengano». L’associazione delle toghe dice di non voler essere coinvolta «strumentalmente» nello scontro politico preelettorale. E insorgono le correnti, a partire da quelle rosse, e cioè Magistratura democratica e Movimento per la giustizia, i cosiddetti Verdi.
E pensare che nel ’64 la prima è nata proprio all’insegna dell’impegno politico dei magistrati, per costruire una società e una giustizia ispirate ai principi della sinistra e che la seconda, a fine anni ’80, si è staccata dalla corrente maggioritaria di Unità per la Costituzione, giudicandola troppo morbida sulla «questione morale».
Il segretario di Md, Ignazio Patrone, risponde all’«attacco odioso» del ministro Castelli ai colleghi sul capo Unipol, avvertendo che il suo gruppo non si farà «intimidire». Ma è difficile credere che la corrente sia lontana dalla politica, visto che proprio Patrone il mese scorso partecipava alla Conferenza nazionale sulla giustizia dei Ds, dettando il programma dell’eventuale governo dell’Unione in questo settore. Una lista precisa delle «leggi-vergogna» da abrogare o modificare radicalmente: ex-Cirielli, Pecorella, Bossi-Fini, ordinamento giudiziario, legge Biagi, droga, legge elettorale per il Csm, devoluzione. E anche di quelle da varare nel futuro, come i Pacs.
«Occorre una svolta - diceva Patrone - che dia un segno chiaro di discontinuità. Su questo punto abbiamo avuto segni incoraggianti e indicazioni preziose sul vostro programma, su cui lavoreremo e sulle quali ci confronteremo».
Anche per il procuratore aggiunto di Milano e leader del Movimento Armando Spataro questi «cinque anni di leggi che hanno devastato il nostro sistema giudiziario» vanno spazzati via. E include nell’elenco la Pecorella, la Schifani, la Cirielli, la Bobbio, rogatorie, legittimo sospetto, immunità-impunità, falso in bilancio. Tutte «leggi irrazionali», fatte nell’interesse di pochi. «L’attuale opposizione - scrive Spataro sul sito della corrente - deve prevedere, per il futuro programma in tema di giustizia, il chiaro impegno a fare piazza pulita di queste leggi del Polo».
Un’enfasi che denuncia preoccupazione. Il fatto è che Md e Verdi da mesi e mesi fanno da pungolo all’opposizione, gonfiando il malessere delle toghe, spingendo la protesta alle estreme conseguenze, con scioperi continui e montando ogni polemica sulla giustizia in chiave antigovernativa. I toni sempre più accesi, anche all’interno dell’Anm, denunciano il timore che il centrosinistra non mantenga le promesse, in caso di vittoria. Ecco perché Spataro e altri esponenti delle correnti rosse criticano, ad esempio, Massimo D’Alema che ha detto chiaro e tondo di ritenere sbagliato un programma che parta dalla cancellazione delle leggi di Berlusconi. Ecco perché Patrone risponde molto genericamente all’invito del presidente Ds a rinunciare all’eccessivo corporativismo.

Ma che pretese! E come sarebbe: l’eventuale governo-Prodi non premierà le toghe che ne hanno sostenuto la corsa, non renderà «giustizia» a chi ha battuto tutti i record di scioperi, manifestazioni e dichiarazioni politiche contro la Cdl? Per evitare rischi le correnti pretendono dall’Unione un impegno esplicito sul programma e dettano le loro condizioni.

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