«Ecco i piani per far crescere Alfa Romeo»

«Nel 2005 abbiamo patito la fine del ciclo della 156»

Pierluigi Bonora

nostro inviato a Genova

Alfa Romeo riparte dal 2006: la gamma 159 al completo da una parte, la disponibilità di prodotti di nicchia dall’altra (Gt, Brera e Spider), insieme all’apporto della 147, dovrebbero far gradualmente riguadagnare terreno al marchio. «Duecentomila unità - afferma Antonio Baravalle, da meno di un anno responsabile del brand - sono alla nostra portata. Gli ordini della 159 hanno superato quota 26mila. Nel 2005 abbiamo sofferto il cambio generazionale della gamma medio-alta, il passaggio dalla 156 alla 159».
In questa intervista al Giornale, il quarantunenne manager di Fiat Auto, già alla guida della Lancia, fa il punto della situazione nel giorno del battesimo della 159 Sportwagon. «Per noi - afferma - si aprono anche nuovi mercati. Tra 7/8 mesi sbarcheremo negli Emirati Arabi (Abu Dhabi è azionista della Ferrari, ndr) e da un mese siamo presenti con un importatore a Mosca. In Australia e Giappone siamo da tempo una realtà».
Intanto dovete finire di sistemare la rete commerciale...
«Il 2006 vedrà il massimo sforzo riorganizzativo su Regno Unito e Germania, Per l’Italia, dove la nostra quota salirà dal 2,77 al 3-3,4%, l’impegno è di tornare a guadagnare».
I primi dati del 2006 danno segnali di risveglio per Alfa Romeo...
«Nel 2005 la 159 era rappresentata da solo il 30% del mix previsto. E ora, con l’introduzione di nuove motorizzazioni e l’arrivo della Sportwagon, possiamo contare su un’offerta quasi completa. A gennaio abbiamo raggiunto l’11% di quota mercato nelle berline medio-alte, facendo meglio di un concorrente tedesco».
Quali obiettivi vi siete posti?
«In Italia il 14% nel segmento della 159. Siamo fiduciosi: ad aprile lanceremo i nuovi cambi automatici e a fine anno la trazione integrale».
Secondo gli analisti, per essere profittevole, il Biscione deve vendere almeno 200mila vetture. Nel 2005 vi siete fermati a 141mila...
«L’obiettivo di quest’anno è arrivare a 182mila vetture, di cui 80/85mila “159”. Quota 200mila pensiamo di toccarla nel 2007».
Sempre gli osservatori vedono in 300mila unità la produzione ideale di Alfa Romeo. Obiettivo che potrebbe essere centrato una volta rientrati negli Stati Uniti...
«In passato si sono azzardate troppe previsioni. È vero che puntiamo a questo risultato, ma è giusto procedere per gradi».
E gli Stati Uniti?
«Nulla di nuovo, anche se l’attesa e le discussioni non mancano. La Brera, secondo quanto sentito al Salone di Detroit, è il tipo di vettura che quel mercato sente particolarmente. Ma prima di pensare agli Usa dobbiamo guardare ai Paesi più vicini».
Cosa le ha detto l’amministratore delegato Marchionne quando l’ha scelta per guidare l’Alfa Romeo?
«Sono sicuro che lei ce la farà».
E la sua risposta?
«Ho garantito il totale impegno, essendo abituato a battere il mercato giorno dopo giorno».
Avete chiuso con le vendite poco redditizie?
«Adottiamo una politica di sconti e in maniera corretta, quindi uguale per tutti e non a macchia di leopardo. Dev’essere il mercato a spingere e non le fabbriche».
Quando si toccheranno con mano le prime sinergie con Maserati?
«Con Karl-Heinz Kalbfell il confronto continua. Le valutazioni riguardano l’alto di gamma e le nicchie».


La fabbrica di Pomigliano d’Arco resterà il cuore della produzione Alfa Romeo?
«L’interesse del gruppo è di investire su Pomigliano affinché abbia tutte le caratteristiche di eccellenza per supportare una marca come Alfa Romeo. I piani di sviluppo non mancano».
Se la Grande Punto è l’esemplare core di Fiat, il vostro si chiama 147. Quando lancerete il nuovo modello?
«Nel 2008».

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