Ecco il Natale di Supermario: Ici, pensioni e Iva più salata

Il nuovo governo vuole alzare subito l'imposta sugli acquisti, che potrebbe arrivare al 22%. Banche in difficoltà per i debiti di famiglie e imprese

Ecco il Natale di Supermario: Ici, pensioni e Iva più salata

Roma - Aumento di un punto del­l’aliquota ordinaria dell’Iva, e for­se anche di quella agevolata. Poi una prima stretta sulle pensioni e il taglio di alcuni sgravi fiscali. Prende forma la prima ondata di provvedimenti del governo Mon­ti. E non è un caso che comprenda molte delle misure più impopola­ri tra quelle abbozzate negli inter­venti del premier in Parlamento.

L’esecutivo tecnico è in piena lu­na di miele, forte di una maggio­ranza ampia in Parlamento e an­che di un consenso ampio nel­l’opinione pubblica. Non sorpren­de quindi che i tecnici siano già al lavoro sulla prima stretta fiscale.

La consegna del silenzio tra i mi­­nistri è ferrea, almeno fino al con­siglio dei ministri di domani, ma alcune misure potrebbero arriva­re presto. Se non alla prima riunio­­ne dell’esecutivo, in quelle succes­sive. In particolare l’aumento del­­l’Iva. Le ipotesi più accreditate si concentrano sull’aliquota ordina­ria. Il governo Berlusconi l’ha già portata al 21% ed è probabile che Monti ritocchi di nuovo l’aliquo­ta, portandola al 22%.È una possi­bilità prevista dalla del­ega fiscale­assistenziale del governo e difficil­mente l’esecutivo Monti rinunce­rà a sfruttarla. Di nuovo rispetto ai giorni scorsi, c’è la voce di un au­mento anche dell’aliquota inter­media, quella al 10%, che si appli­ca, tra le altre cose, ad alcuni beni alimentari, alle ristrutturazioni edilizie e ai servizi al turismo. Ipo­tesi avversata dalle associazioni dei commercianti e da quelle dei consumatori, che preferirebbero la patrimoniale.

Il presidente del Consiglio ha parlato di uno scam­bio tra l’Iva e un alleggerimento del fisco sul lavoro.L’ipotesi che si sta facendo strada è la possibilità che si faccia sull’Irap, attraverso la detrazione del lavoro. Ma se le indiscrezioni di un aumento im­mediato dell’Iva si rivelassero fon­date, significherebbe che il gover­no ha deciso di non aspettare i tempi della delega fiscale e quindi di fare cassa con l’imposta sul valo­re aggiunto. Scelta che non lasce­rebbe soddisfatti i sindacati. «L’Iva - ha spiegato ieri il segreta­rio generale della Cisl Raffaele Bo­nanni - noi vorremmo che la si ri­servasse alla riforma fiscale, che noi chiediamo, perché il calcolo per la riforma fiscale a costo zero lo si faceva anche considerando qualche punto di Iva». Della delega fiscale, varata da Giulio Tremonti, dovrebbe essere applicata direttamente la «clauso­la di salvaguardia», che prevede o l’aumento dell’Iva oppure il ta­glio alle agevolazioni fiscali-assi­stenziali.

In tutto, 20 miliardi nel prossimo biennio, da realizzare con tagli lineari oppure - e Monti sembra orientato per questa ipote­si - a tagli selettivi. Misure difficili da fare digerire, ma mai come il ritorno dell’Ici sul­la prima casa, che è un punto fer­mo del nuovo governo, ma è an­che una misura di difficile applica­zione perché incrocia il fisco dei comuni ed è legata alla nuova im­posta prevista dal federalismo fi­scale: l’Imu. L’ipotesi più probabi­le è che sia applicata dal 2012 e non dal 2013 come previsto da un accordo tra il precedente governo e le autonomie locali. Quello sulla prima casa, insomma, se non sarà un regalo di Natale ci sono possibi­lit­à che sia la cattiva notizia del ce­none di Capodanno.

Tempi necessariamente non brevissimi per le pensioni, ma an­c­he in questo caso delle novità do­vrebbero arrivare prima del 2012. Già al consiglio dei ministri di do­mani la discussione verrà impo­­stata, sulla base della proposta del ministro Elsa Fornero: Contributi­vo per tutti, pro rata. In altre paro­le, anche per chi aveva almeno 18 anni di contributi nel 95, si comin­cerebbe a calcolare la pensione con il metodo meno conveniente riservato ai più giovani. Da decide­re quando fare partire il pro rata. La versione più probabile preve­de inizi dal 2012, ma non è escluso che il limite sia fissato indietro ne­gli anni. Il piano di Fornero preve­de l’uscita flessibile dal lavoro a partire da 63 anni con penalizza­zioni e incentivi per chi rinvia.

Tra le materie più delicate la ri­forma del mercato del lavoro, con un alleggerimento dei vincoli del­­l’articolo 18, che dovrà comun­que passare dal confronto con le parti sociali e che, a detta dello stesso Monti, varrà solo per le nuo­ve assunzioni.

Con la delega fisca­le po­trebbe invece arrivare una ri­modulazione delle aliquote con­tributive, per favorire le nuove as­sunzioni e il lavoro femminile. Una delle poche «caramelle» in un pacchetto natalizio fatto so­prattutto di sacrifici.

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