Le cinematografie sconosciute e l'oceano dell'oblio. Le «Giornate del cinema muto» di Pordenone, dirette da Jay Weissberg, hanno preso il via sabato sera con una missione importante. Nel vasto mare di ciò che è andato perduto - e il cinema delle origini ha perso il 75% del suo patrimonio mondiale nei decenni e nelle guerre - ritrovare e riproporre ciò che, a un secolo di distanza, sembra ancora nuovo. Per non dire inedito.
«Oggi noi siamo il frutto della nostra Storia - spiega Weissberg - anche se ciò che ci ha preceduto non è stato sempre lusinghiero. A Pordenone possiamo proiettare ciò che altrove non è più permesso o addirittura malvisto, come l'epoca nazista o la stagione del colonialismo. Eppure anche lì abitano molte delle nostre radici».
Quest'anno il focus è sull'Uzbekistan. «Abbiamo - spiega ancora Weissberg - dato uno sguardo alla Russia prima che diventasse Unione sovietica e all'Uzbekistan che vedrà esibirsi l'orchestra tipica di quella repubblica per mostrare che la cinematografia russa non è soltanto Ejzenstejn o Vertov». E l'America Latina...
«È un'altra delle nostre importanti scoperte - ci dice - e proposte per questa edizione. Il festival svolge un lavoro di archeologia cinematografica che serve a ridare visibilità a opere sepolte dalla polvere del tempo».
Di che titoli si tratta? Sono opere brevi, oggi le definiremmo poco più che corti ma offrono un quadro del cinema delle origini in Cile, Colombia, Messico, Perù, Argentina, Brasile. «luoghi che si credevano impermeabili alla settima arte - spiega il direttore - Invece, allora come oggi, il cinema era un fenomeno di moda con i suoi protagonisti e i volti celebri che per molti di noi ora sono autentici sconosciuti».
Però le «Giornate»
propongono anche opere di John Ford e Harold LLoyd, Karl Dreyer, Charlie Chaplin, Nino Oxilia e King Vidor. «Il nostro patrimonio. Senza dimenticare Griffith e l'epopea western alla quale abbiamo deciso di dare un ampio risalto».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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