Una legge per vietare il negazionismo, ovvero perché ogni tesi volta a negare o ridimensionare la Shoah sia considerata un reato e come tale non possa essere più esposta pubblicamente, come già accade in alcuni Stati europei. È la richiesta annunciata da Riccardo Pacifici, capo della comunità israelitica della Capitale, in una lettera pubblicata da Repubblica. La proposta, che nasce sull’onda delle polemiche per posizioni revisioniste sull’Olocausto esposte durante una lezione di un professore dell’Università di Teramo, è subito accolta dai presidenti delle Camere. Renato Schifani e Gianfranco Fini, si impegnano, qualora ricevessero un disegno di legge su questo argomento, a velocizzare al massimo i tempi di approvazione. Il portavoce di Schifani assicura che quando il ddl arriverà a Palazzo Madama, sarà iscritto all’ordine del giorno per «una tempestiva discussione».
Stessa sollecitudine alla Camera: Fini si impegna «a sensibilizzare i gruppi parlamentari» affinchè presentino al più presto una proposta per «contrastare gli irresponsabili profeti del negazionismo». La politica esprime un sì unanime. Dalla sinistra al centrodestra, difficilmente una proposta ha messo tutti d’accordo come questa. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno sottolinea che il negazionismo «non può essere presentato come una opinione, per quanto deprecabile, o come una qualche forma di revisione critica della storia. Perciò, è necessario introdurre una specifica previsione penale». «C’è ancora - rileva Francesco Rutelli, d’accordo con l’introduzione del nuovo reato penale - chi si ostina a non comprendere l’unicità della Shoah, paragonandola ad altri eventi tragici della storia moderna». Il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri sottolinea che il popolo della libertà sarà «onorato» di sostenere la proposta della comunità ebraica. E annuncia l’intenzione di «chiedere a Pacifici un incontro» per definire «i contenuti di questa iniziativa legislativa». La lettera di Pacifici a Repubblica non giunge in un giorno qualsiasi ma alla vigilia dell’anniversario della deportazione degli ebrei romani del 16 ottobre 1943. Una data simbolo che viene richiamata anche da Walter Veltroni, secondo il quale «il ricordo di quella tragedia deve essere coltivato dall’intera città e deve accompagnarsi a un impegno rinnovato perchè non possano più tornare antisemitismo, odio,razzismo. Per questo - sottolinea Veltroni - è giusto l’appello che viene dalla comunità ebraica romana che chiede di mettere in calendario la legge contro chi nega l’olocausto. Quelle norme, davanti anche i segnali allarmanti di un nuovo antisemitismo, vanno discusse presto e approvate».
La comunità ebraica spera che questa volta l’appoggio bipartisan porti all’approvazione della legge. Nel 2007, ricorda Pacifici, un’ iniziativa simile, il ddl dell’ allora ministro della Giustizia Clemente Mastella, si arenò nelle aule parlamentari.
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