Ecco la strategia fai-da-te contro i piccioni

Caro dottor Granzotto, leggo quotidianamente il Giornale e le sue risposte ai lettori sono per me una «goduria». Ora le scrivo per chiederle una cortesia. Nella sua risposta «Se un lombrico diventa un essere simile a un uomo», di martedì 1 maggio 2007, lei racconta di come abbia risolto il problema dei piccioni usando i «dissuasori a spillo». Questa notizia mi ha un po’ allargato il cuore, perché sto vivendo lo stesso tipo di problema con la mia casa al mare. Essendo questa abitata solo peridocamente, le lascio immaginare cosa trovo quando mi ci reco, per pulire i balconi bisogna armarsi di pala. E l’idea della sporcizia che trovo mi toglie il gusto di andarci. Ho chiesto di questi dissuasori in vari negozi, ma per quanto io abbia cercato non sono riuscita a trovarli. Ed ecco la cortesia: potrebbe farmi sapere - per telefono o per fax o come preferisce - il nome e l’indirizzo del negozio presso cui li ha acquistati affinché io lo possa contattare? O il tipo di negozio che li vende?
Delia Saccucci - Anagni (Fr)

Avevo pensato di risponderle personalmente, gentile lettrice, ma in seguito mi sono arrivate altre lettere come la sua, a testimonianza che l’argomento piccioni e misure da adottare per affrancarsi dalla loro presenza è di comune interesse. I piccioni saranno belli e cari, ma sono anche portatori, oltre che di sporcizia, degrado e rumore, di una sessantina di malattie, alcune letali, contagiose sia per l’uomo che per gli animali domestici. Tenendo conto di ciò e del fatto che la loro corrosiva cacca è responsabile di ingenti danni agli edifici, monumenti e al cosiddetto arredo urbano, se ne può tranquillamente concludere che il piccione è una bestiaccia alla quale molti tirerebbero volentieri il collo. Ma non si può. Vietato.
Per effetto di una sentenza del 18 gennaio 1983 i piccioni risultano infatti «animali non selvatici», animali «urbanizzati», appartenenti alla fauna domestica. Difendersene è ammesso, purché si adottino «criteri ecologici, integrati, sostenibili, sicuri per l’ambiente, etici e condivisi» (manca il «dialogo». Che peccato). In quanto contrari ai principi etici, la cattura e il trasloco in cima all’Himalaia di intere famiglie di piccioni, il loro abbattimento per mezzo di trappole, armi bianche o da fuoco, mazzafionde, sostanze letali o reticolati percorsi da corrente elettrica a un milione di volt non risultano dunque rimedi praticabili. Resta il bricolage e a quello mi sono affidato per stornare, sia in città che in campagna, l’intrusione piccionesca. Dissuasori a spillo (di acciaio, non di plastica) su ogni superficie, cavi e grondaie comprese, dove i protervi pennuti usavano posarsi e lì, tubando e grugando a più non posso, fare i loro bisogni e i loro comodi. E reti per impedire l’accesso volante ai sottotetti, ai porticati ed ogni ambiente aperto ma riparato. Niente di più efficace per liberarsi una volta per tutte dei non graditi ospiti.

Pertanto, gentile lettrice, vada alla voce «disinfestazione» sulle Pagine Gialle o si rivolga a un buon ferramenta e troverà esattamente ciò che fa al caso suo e di quanti, come il sottoscritto, adorano i piccioni, ma a patto che se ne stiano alla larga, molto alla larga. Oppure in umido, secondo il dettato di Pellegrino Artusi: «Quando Sol est in leone, bonum vinum cum popone, et agrestum cum pipione».

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