«Il mercato comanda. Noi dobbiamo rispondere. Innovazione tecnologica costante. Studio approfondito dei maggiori concorrenti, per contrastarli attraverso la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti. Attenzione parossistica al servizio e allassistenza prima e dopo la vendita, perché, una volta acquisito, il cliente non resti mai solo». Luca Garioni, amministratore delegato di Garioni Naval, è lapidario. Alla crisi si risponde affilando le armi della ricerca e dellinnovazione, muovendosi a vasto raggio sui mercati globalizzati. Ma, soprattutto, difendendo e promuovendo il «made in Italy» tecnologico e un sano e competitivo «sistema Paese». Garioni Naval è una poliedrica holding bresciana, con sede a Castel Mella, e vari primati produttivi mondiali; controllata al 65% dal fondo di private equity Cape Natixis, produce e commercializza in oltre 60 Paesi caldaie a recupero, a vapore, a olio diatermico, generatori di vapore, caldaie a tubi dacqua, biomassa e caldaie elettriche per il riscaldamento industriale, esportando il 70% della produzione. Oggi avete di fronte due grosse diversificazioni strategiche: la power generation e la produzione di energia tramite turbine, oltre allimpiego di macchine che utilizzano biomasse sia solide che liquide?
«Restare ancorati al core business significava rischiare di affondare lentamente. Abbiamo così rivisto le strategie di mercato e di prodotto spingendoci in tutti i nuovi settori delle energie rinnovabili. Proprio grazie alle nostre competenze decennali siamo riusciti a diversificare nel settore del recupero dei gas di scarico, della produzione di vapore che va in turbina, ma anche nella produzione di caldaie e tecnologie che utilizzano biomasse e oli vegetali. Senza il nostro know how di innovazione e di riduzione dei costi, mantenendo qualità ed efficienza, con particolare attenzione alle emissioni in atmosfera, non avremmo potuto cogliere le nuove opportunità del mercato. La nostra prerogativa è essere sempre un passo avanti alla concorrenza».
Un passo sempre avanti al mercato, ma anche una forte vocazione alla ricerca e allinternazionalizzazione?
«Lavoriamo con varie università, tra le quali Londra, Brescia e Milano e investiamo in ricerca e sviluppo il 10% del fatturato, con tre centri studi di elevatissima capacità tecnologica. La nostra è una filosofia di continua innovazione e con la divisione grandi impianti proponiamo soluzioni uniche. Non solo. Ci diversifichiamo anche nel solare con la consociata Europesun. Entro il 2010 installeremo una potenza fotovoltaica produttiva di oltre 12 MW. Linternazionalizzazone è unaltra forte leva con lapertura e il consolidamento costante di nuovi mercati. Stiamo spingendo sul mercato americano e mediorientale, ci consolidiamo sempre di più nel Far East e nel Nord Africa, nellex Urss, in Brasile e in Sud Africa».
Non perdete mai di vista il core business, però, con una forte diversificazione anche sul navale, dove siete leader europei?
«Lultima acquisizione va in quel senso, con l'acquisto del 55% di Ccm di Amelia, in provincia di Terni, azienda attiva nella produzione di scambiatori di calore, caldaie e reattori.
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