Il maxi-fondo europeo che porta l'Est nell'era della transizione

Poco noto ai più, il Fondo europeo per la modernizzazione è decisivo per la transizione nell'Est. Vediamo perché

Il maxi-fondo europeo che porta l'Est nell'era della transizione

Il Fondo europeo per la modernizzazione è una delle componenti meno note del programma di investimenti comunitari verso la transizione energetica, ma al tempo stesso tra le più strategiche. Il Fondo è finanziato dalla vendita all'asta delle quote di emissioni del sistema di scambio di quote di emissione dell'Unione Europea, il cosiddetto Emission Trading System (Ets).

Al Fondo vanno i proventi derivanti dalla vendita all'asta del 2% delle quote totali per il periodo 2021-2030 nel mercato Ets e gli investimenti sono gestiti con il sostegno della Banca europea degli investimenti, "gigante nascosto" d'Europa e istituzione abilitante strategie programmatiche per accelerare gli investimenti strategici in Europa. Il Fondo giocherà un ruolo negli investimenti-chiave dei dieci Paesi dell'Unione Europea che hanno redditi più bassi sotto la condizione di un loro adempimento delle pratiche per sostenere la neutralità carbonica netta al 2050.

Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo del Green Deal europeo, lo ha definito "un elemento cruciale per una transizione equa". Gli Stati sostenuti sono quelli dell'allargamento a Est dopo il 2004: Estonia, Lettonia, Lituania, Croazia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria, Romania, Polonia e Ungheria. Paesi che affrontano la duplice necessità di dover colmare dei gap di sviluppo e di dover ereditare i retaggi del sistema comunista, estremamente penalizzanti in termini di impronta carbonica. I 683 milioni di capitale del Fondo sono divisi tra i dieci Stati e sono la base per accumulare, tramite l'acquisizione di introiti dall'Ets, risorse per investimenti.

Nel 2022 il fondo ha emesso finanziamenti totali per 4,11 miliardi di euro che si sono sommati a piani della Bei, della Commissione Ue, del Next Generation Eu e dei piani per il progetto InvestEu. In prospettiva, si potrà saldare anche a RePower Eu. A giugno, 2,4 miliardi di euro sono già stati erogati per sostenere ben quarantacinque proposte di investimento che andavano dai finanziamenti della Repubblica Ceca per potenziare il suo sistema di efficienza nella gestione dei riscaldamenti degli edifici a quelli di Ungheria e Croazia per migliorare la rete elettrica in termini più sostenibili. A dicembre, nella seconda riunione del comitato degli investimenti prevista da statuto, il quantitativo di risorse è stato integrato da un secondo esborso di 1,71 miliardi di euro diretto ad altri sedici progetti. Un decimo delle risorse è andata a una sola proposta, quella polacca per migliorare la distribuzione di rete dell'energia con un sistema di reti digitalizzate e intelligenti. 101 milioni di euro sono andati a un progetto analogo della Romania.

La strategia del Fondo unisce uno scrutinio congiunto delle sue autorità di governo, della Bei e della Commissione per i finanziamenti e mostra la volontà comunitaria di gestire in profondità le politiche di transizione e avvicinamento alla sostenibilità. Complementare alla politica europea per i Balcani occidentali, che vede coinvolte istituzioni come la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) e colossi nazionali come Kfw e Cdp, la politica del Fondo per la Modernizzazione vuole accelerare la transizione laddove ce n'è più bisogno, portando i Paesi a più alto consumo di carbone e impronta ambientale in rapporto alle dimensioni delle proprie economie a coniugare transizione e sviluppo in forma graduale.

Sfatando, al contempo, l'immagine di un'Europa assente che molti governi dell'area hanno a lungo alimentato nella narrativa. Salvo, poi, apprezzare il bancomat comunitario. Oggi diretto però a strategie di sistema che la Commissione ritiene di interesse dell'intera comunità dei Ventisette.

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