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"Putin attaccherà il prossimo inverno". L'inquietante profezia del quotidiano tedesco

Secondo le fonti di intelligence citate dal "Bild", la Russia potrebbe sfruttare il periodo a cavallo tra le elezioni e l'insediamento del nuovo presidente Usa per sferrare un attacco ai Paesi dell'Unione europea.

"Putin attaccherà il prossimo inverno". L'inquietante profezia del quotidiano tedesco
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Dalla Germania arriva un’altra tetra profezia per il futuro del conflitto con la Russia. Secondo il quotidiano Bild, che cita fonti di un servizio segreto europeo non meglio identificato, Mosca potrebbe attaccare i territori dell’Unione nell’inverno tra il 2024 e il 2025, approfittando del momento in cui gli Stati Uniti saranno “senza leader” a cavallo tra le elezioni e l’insediamento del nuovo presidente. Washington, dunque, arriverebbe in aiuto degli alleati con un certo ritardo. Il funzionario dell’intelligence sentito dal tabloid ha inoltre affermato che il Cremlino spera in una rielezione di Donald Trump, perché “sotto di lui tutto può accadere”.

L’allarme per una possibile azioni militare russa contro l’Europa e, di conseguenza, la Nato era già stato lanciato dal capo della Direzione per la sicurezza nazionale polacca Jacek Severa, secondo cui i Paesi del fianco orientale dell’Alleanza atlantica dovrebbero prepararsi alla guerra entro tre anni, e dal ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, che aveva indicato come prossimi obiettivi del Cremlino la Moldavia e i Paesi baltici. Il rappresentante del governo di Berlino, inoltre, aveva anche sostenuto la necessità di reintrodurre in Germania la leva obbligatoria in modo da far tornare la nazione ad essere “kriegstuechtig”, ovvero “pronta ad affrontare una guerra”. Nonostante quest’ultima idea abbia fatto molto discutere, la Repubblica federale sembra prendere sul serio la minaccia posta dal Cremlino. Entro il 2027, infatti, trasferirà ben 4mila soldati in Lituania. Per la prima volta nella storia del Paese, un’intera brigata sarà stazionata stabilmente lungo il confine con la Federazione.

Anche l'alto rappresentante della politica estera dell'Ue Josep Borrell ha espresso i suoi timori per il futuro della guerra. Intervistato dal Guardian, il politico spagnolo ha affermato che "Putin non può accontentarsi di una vittoria territoriale limitata e di un pezzo di Ucraina e lasciare che il resto dell'Paese appartenga all'Unione europea. Non rinuncerà alla guerra, soprattutto non prima delle elezioni americane, che potrebbero presentargli uno scenario molto più favorevole. Dobbiamo quindi prepararci a un conflitto di alta intensità per molto tempo". Secondo Borrell, l'Ue deve guardare al "pericolo proveniente da una grande potenza che minaccia la nostra democrazia", perché "se non cambiamo rapidamente rotta, se non mobilitiamo tutte le nostre capacità, lasceremo che Putin vinca la guerra in Ucraina".

Alla minaccia di una guerra convenzionale si aggiunge anche quella di un attacco nucleare. Peter Schroeder, ex analista della Cia esperto di politica estera russa, ha infatti definito come “molto probabile” l’utilizzo da parte di Mosca di un’arma atomica contro uno Stato membro della Nato. L’uomo ha contestato le affermazioni di molti esponenti dell’amministrazione Usa, come il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, secondo cui “non abbiamo indicazioni che Putin intenda usare armi di distruzione di massa, tantomeno armi nucleari”, o l’attuale direttore dei servizi segreti William Burns, che ha più volte sostenuto il fatto che il leader russo utilizzi una retorica intimidatoria senza avere l’intenzione di dare seguito alle sue parole.

L’ipotesi che lo zar si lanci in una nuova avventura militare già l’anno prossimo sembra però molto vaga. Essa, infatti, presupporrebbe la vittoria di Mosca nel conflitto in Ucraina, ad oggi ancora lontana. La maggior parte delle risorse belliche del Paese sono confluite lì e aprire un fronte con il mondo occidentale sarebbe un suicidio. Con gli eserciti della Nato in stato di massima allerta, inoltre, l’armata russa non potrebbe neanche contare sul fattore sorpresa.

In questo possibile scenario da terza guerra mondiale bisogna considerare anche la Cina, alleata di Putin ma desiderosa più di tutto di continuare a fare affari in un mondo politicamente stabile. Vista la dipendenza russa dal denaro ricavato dalla vendita di beni e carburante a Pechino, è improbabile che la Federazione voglia rischiare di trovarsi con i propri soldati sul suolo europeo e le casse vuote.

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