E i tedeschi continuano ​a comprare i nostri gioielli

Dal 2008 hanno acquisito 72 aziende tricolori. Ultimo shopping, il 45% di Italcementi

E i tedeschi continuano ​a comprare i nostri gioielli

Milano - Di tempo a disposizione per parlare ne hanno avuto poco, Angela Merkel e Matteo Renzi. Ma l'agenda internazionale è già fittissima in un periodo in cui a tenere banco non è tanto la crisi greca quanto l'emergenza immigrazione nonché la maggiore flessibilità che il premier elemosina per dare slancio alle sue riforme. Chissà, quindi, se Angela è riuscita a sondare Matteo su alcuni dossier caldi che interessano a Berlino.

Come il possibile trasloco ad Amburgo della Costa Crociere, ora che l'accordo fra la Ue e l'Italia ha esteso a tutti gli armatori europei il regime di tassazione forfettaria chiamato tonnage tax , finora riservato solo ai navigli battenti bandiera tricolore. Mossa che potrebbe offrire un assist al colosso Carnival per trasferire la controllata italiana oggi basata a Genova. Frau Merkel monitora con attenzione anche quello che succede in Unicredit, banca assai cara ai tedeschi che come soci (attraverso Allianz) sono rappresentati in cda con due poltrone, oltre ad avere sostenuto la presidenza di Giuseppe Vita (ex numero uno di Axel Springer e di Allianz Italia): l'istituto guidato da Federico Ghizzoni è infatti reduce da una semestrale che ha portato in cassa oltre un miliardo di utile ma sta anche gestendo un importante riassetto interno con l'addio del direttore generale Roberto Nicastro. Non solo. La Germania è tornata ad accendere i riflettori sull'Italia per lo shopping.

Secondo un rapporto di Kpmg, dal 2008 a oggi ci sono state 72 acquisizioni tedesche in Italia, con un investimento complessivo di circa 15 miliardi, per metà nel comparto industriale. Dalle motociclette MV Agusta, comprate da Mercedes a fine ottobre 2014, alla milanese Ettore Cella specializzata in termostati per l'industria chimica e Oil&Gas comprata dalla multinazionale Wika. Ultimo, in ordine di tempo, l'accordo tra Italmobiliare e Heidelberg Cement sulla compravendita del 45% di Italcementi, operazione da 1,6 miliardi di euro che darà vita al secondo gruppo mondiale nel settore. I due Paesi sono specializzati più o meno negli stessi settori, la strategia tedesca è dunque quella di acquisire potenziali concorrenti in chiave difensiva ed espansiva. Insomma, Berlino vede nelle nostre Pmi non solo clienti, fornitori o distributori, ma anche rivali industriali e commerciali.

Secondo gli ultimi dati forniti dall'ambasciata italiana a Berlino in collaborazione con l'Ice, il volume dell'interscambio bilaterale Italia-Germania è molto elevato: nel 2014 è stato di circa 103 miliardi di euro, una cifra che ammonta quasi alla somma degli scambi che intratteniamo con Francia e Regno Unito insieme. Le importazioni tedesche dall'Italia sono aumentate del 3,3% rispetto all'anno precedente, raggiungendo la cifra di 48,5 miliardi di euro.

L'Italia occupa il quinto posto tra i Paesi fornitori della Germania; in generale, le prime tre voci dell'import tedesco dal nostro Paese (macchinari, veicoli e macchine elettriche) trovano riscontro nelle prime quattro posizioni riferite all'import totale della Germania dal mondo. Sul versante dei Paesi acquirenti di prodotti tedeschi, l'Italia è al settimo posto con 54,5 miliardi (+2,3% nel 2014).

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