Fisco, ecco l'arma più potente per controllare i conti correnti

Negli accertamenti bancari è il contribuente a dover dimostrare in modo analitico e dettagliato l’effettiva estraneità di ciascuna delle operazioni o delle movimentazioni effettuate sul proprio conto ai fatti imponibili

Fisco, ecco l'arma più potente per controllare i conti correnti

Professionisti nel mirino dell'amministrazione finanziaria, gli accertamenti analitico/induttivi (o analitico/presuntivi) divengono sempre più uno strumento di controllo e di accertamento di regolarità fiscale accanto alle già consolidate tipologie di verifica più utilizzate negli ultimi anni, vale a dire gli accertamenti squisitamente analitici e quelli bancari, che restano quelli più semplici ed efficaci per il Fisco.

I primi si basano sull'analisi approfondita delle scritture contabili che il contribuente deve esibire una volta ricevuta la richiesta di accertamento: lo scopo è quello di puntare la lente di ingrandimento su quei soggetti fiscali che svolgono un'attività rientrante nel campo del lavoro autonomo o di impresa i cui movimenti possono destare sospetti. Ad esempio in quei casi in cui il contribuente, pur dichiarando un elevato ammontare di compensi, arrivi a dedurre un altrettanto elevato importo di costi, condizionando così al ribasso la quota del reddito imponibile.

Nei secondi il contribuente titolare di reddito di lavoro autonomo o di impresa deve fornire all'amministrazione finanziaria delle concrete prove circa la provenienza degli accrediti sul conto, unitamente ad una motivazione valida dei prelevamenti effettuati. Nel caso in cui qualcosa non risulti dimostrabile diviene valida la presunzione di legge, sulla base della quale tali movimenti non ricostruibili sono equiparabili ad un ulteriore reddito imponibile non dichiarato.

Le verifiche sui movimenti finanziari sono le più rapide per il Fisco, specie dal momento che gli accertamenti analitico-induttivi presuppongono una più complessa ricerca di irregolarità, effettuando un'analisi incrociata tra le fatture emesse dal professionista ed il numero reale delle prestazioni effettuate, complicate da derivare con esattezza attraverso lo studio di banche dati o le comunicazioni ufficiali trasmesse da specifici Enti pubblici a cui il servizio è stato erogato.

Sono soprattutto gli accertamenti bancari quelli con maggiore valore probatorio, dato che per effettuare una contestazione il Fisco può limitarsi a presentare al contribuente il movimento finito al centro della sua attenzione. Questo differentemente rispetto agli accertamenti analitico-presuntivi, per effettuare i quali deve sussistere una ben precisa e grave violazione, da dimostrare con una documentazione più articolata e complessa.

Comunque sia, secondo quanto sentenziato di recente dalla Cassazione è il

contribuente ad avere "l’onere di superare la presunzione legale relativa che assiste le indagini finanziarie, dimostrando in modo analitico l’estraneità di ciascuna delle operazioni bancarie a fatti imponibili".

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