Aigrim, le proposte della grande ristorazione contro la crisi coronavirus

L'Associazione delle Imprese di Grande Ristorazione e servizi Multilocalizzate lancia l'allarme per il settore causa emergenza coronavirus. E propone al governo misure ad hoc

Aigrim, le proposte della grande ristorazione contro la crisi coronavirus

Il settore della ristorazione in viaggio rischia di scomparire, per colpa della pandemia di coronavirus. È questo l'allarme lanciato dall'Aigrim-Associazione delle Imprese di Grande Ristorazione e servizi Multilocalizzate, che sottolinea come le azione del comparto continuino a prestare i propri servizi di pubblica utilità, soffrendo però molto nel flusso di cassa. Motivo per il quale l'Associazione lancia un grido di aiuto e un appello al governo, proponendo misure uniformi e specifiche per salvare e (ri)lanciare l’intero comparto.

Sì, perché per i canali e i servizi della ristorazione in viaggio quella innescata dal Covid-19 è una crisi economica senza precedenti, che coinvolge anche le principali aziende della ristorazione in concessione nelle aree di servizio autostradali, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie.

In una nota stampa, l'Aigrim sottolinea come le misure di contenimento adottate dal governo attraverso il decreto Cura Italia abbiano "inevitabilmente portato alla limitazione della mobilità delle persone, alla chiusura dei punti di ristoro, fatta eccezione per la rete autostradale, e alla modifica delle modalità di erogazione del servizio". Ciò nonostante, le imprese del comparto – consapevoli del ruolo fondamentale che ricoprono a livello di servizio pubblico - stanno continuando a lavorare e a garantire i rispettivi servizi ai consumatori, "facendosi però carico di impegni economici significativi, di difficoltà gestionali, sostenendo gli oneri legati alle misure necessarie per tutelare la salute dei dipendenti e dei clienti e allo stesso tempo assicurando i presidi richiesti, soprattutto a supporto degli autotrasportatori e di tutti coloro che hanno necessità di utilizzare le autostrade".

Ad aggravare la situazione, caratterizzata da un sostanziale azzeramento dei volumi di vendita e della contrazione del cash flow, si sommano "gli impegni economici legati ai contratti di sub concessione stipulati con le diverse concessionarie autostradali, aeroportuali e ferroviarie". Si tratta di impegni previsti da contratti che, si legge, "impongono canoni fissi e variabili, costi di gestione e investimenti dimensionati su volumi ad oggi non più esistenti".

Cristian Biasoni, vicepresidente di Aigrim, ha dichiarato: "Esprimiamo la nostra solidarietà a tutte le istituzioni che stanno lavorando senza sosta per fronteggiare questa pesante emergenza sanitaria, economica e sociale. Le aziende rappresentate da Aigrim non hanno fatto mancare il proprio supporto, mantenendo solo con le proprie forze l'ingente impegno economico per garantire un pubblico servizio, gravato da oneri non più sostenibili e senza alcun ritorno. Per questo siamo a disposizione per contribuire ad individuare soluzioni che possano equamente bilanciare tutte le esigenze in gioco".

Ecco, a tal proposito, l'associazione di categoria si è fatta portavoce dell'intero comparto chiedendo al governo di intervenire con misure ad hoc e omogenee così da tutelare un settore che continua a prestare i propri servizi di utilità pubblica.

In sintesi, le proposte di Aigrim sono le seguenti. Per quanto concerne questa fase emergenziale, l'associazione propone appunto l'azzeramento di tutti i canoni fissi, variabili e anche dei costi accessori.

Invece, quando inizierà la cosiddetta e tanto agognata "fase 2", quella della ripresa (e fino al ritorno dei volumi pre coronavirus, l'Aigrim propone: ripristino di soli canoni variabili a valori calmierati o proporzionati al calo dei volumi; dilazione dei termini di pagamento affinché siano minimizzati gli impatti sulla liquidità dell'intero settore; sospensione di tutti gli investimenti, fatta eccezione per le attività di manutenzione non differibili; proroga di tutte le convenzioni in essere per un periodo minimo di dodici mesi e comunque per il tempo necessario alla remunerazione degli investimenti effettuati.

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