Per porre la firma sul decreto, annunciato nella tarda serata di venerdì, che ha fatto nascere la nuova Alitalia il governo ha impiegato quasi cinque mesi, ma la rotta della compagnia resta tutta da tracciare e sarà comunque complessa. La «nuova Alitalia, che giuridicamente si chiamerà Ita (Italia trasporto aereo); parte infatti con la prima dotazione di 20 milioni da parte del ministero dell'Economia (che avrà il 100%) e una curiosità: nell'atto costitutivo la durata della società è fissata al 31 dicembre 2100, un bell'auspicio per una realtà che nasce sulle ceneri di vari fallimenti.
Ma il decreto firmato dai ministri di Economia, Trasporti, Lavoro e Sviluppo è solo il primo passo di un processo. Entro 30 giorni dovrà passare dal Parlamento con il piano industriale che avrà un arco temporale di cinque anni (2021-2025). Azienda e governo saranno poi impegnati a convincere la Commissione europea che la nuova società non potrà essere considerata in continuità con quella vecchia, oggi commissariata; ma c'è la fondata aspettativa che l'Ue «promuova» l'azione del governo, che ha visto la luce dopo fitti colloqui preliminari. L'Ue, tra l'altro, deve ancora pronunciarsi su 1,3 miliardi di prestito ponte sospettati di essere aiuti di Stato. Se il debito dovesse essere respinto, resterà comunque in carico all'amministrazione straordinaria, in quella bad company dove finiranno anche gli esuberi di personale. Perché la nuova Alitalia avrà non più di 6mila-6.500 dipendenti (contro gli 11.500 attuali), con una flotta di 90 aerei.
Alitalia-Ita comincerà a operare non prima del 2021. Fissati dal decreto anche gli emolumenti dei consiglieri (35mila euro) e del presidente Francesco Caio (70mila euro); per l'ad Fabio Lazzerini deciderà invece il cda. Come detto, la grande incognita resta però il piano industriale. Non tanto per le idee fin qui anticipate, che vertono su collegamenti transatlantici, politiche dei prezzi e collaborazione con le ferrovie. Quanto piuttosto per le condizioni disastrate dell'intero comparto del trasporto aereo, gettato dal Covid nella crisi più profonda mai attraversata. La stessa «apertura» verso un nuovo socio per Alitalia si scontra con il crollo economico delle principali compagnie, compresa quella Lufthansa da sempre indicata come futuro partner.
Insomma, qualunque sia il piano, come farà Alitalia che pur sarà dotata di un capitale di 3 miliardi pubblici a decollare se non c'è domanda? Ricordiamo che da gennaio sono fallite nel mondo 43 compagnie commerciali rispetto alle 46 dell'intero 2019 e alle 56 del 2018. Gli aerei operativi in questo momento sono circa il 30% della flotta mondiale ante-Covid, in linea con i passeggeri. La Iata ha calcolato che nel secondo semestre 2020 il settore brucerà cassa per 77 miliardi di dollari, come dire 300mila dollari al minuto. In queste condizioni come fa la nuova Alitalia guidata da Caio e Lazzerini a guardare con ottimismo al futuro? Paradossalmente, un aiuto al trasporto aereo potrebbe giungere proprio dal Covid, perché la consegna dei futuri vaccini sarà «la più grande sfida di trasporto mai vista», ha detto il direttore generale della Iata, Alexandre de Juniac, che ha aggiunto, rivolto ai governi: «Occorrerà un'attenta pianificazione».
E ha spiegato: «Fornire una singola dose a 7,8 miliardi di persone riempirebbe 8mila aerei cargo di grande capacità, come i Jumbo», precisando che «i vaccini non possono essere consegnati a livello globale senza l'uso significativo degli aerei».
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