Allarme Bce: "Europa sull'orlo di una doppia recessione"

La presidente Lagarde: "Tassi fermi e avanti con gli aiuti da 1.850 miliardi. Lo spread? Non vedo rischi"

Allarme Bce: "Europa sull'orlo di una doppia recessione"

A mezza bocca, quasi con voce dal sen fuggita, Christine Lagarde (in foto) ammette: Eurolandia è «avviata verso una doppia recessione». Della vagheggiata ripresa a V, in stile cinese, non è rimasto nulla. Solo un bel sogno naufragato contro i faraglioni del Covid. Il virus è ancora tra noi, e con i suoi effetti nefasti si dovrà continuare a fare i conti. Non c'è ancora l'atto di resa finale («La nostra previsione per il 2021 fatta a dicembre, che era di una crescita del 3,9%, rimane per il momento valida», assicura la presidente Bce), ma poco ci manca. I rischi al ribasso per l'outlook a breve sono quelli che tengono in ostaggio l'ala dura dell'Eurotower. Fra i falchi si morde il freno per accelerare il processo di normalizzazione e impedire un'ulteriore dilatazione del piano di acquisti contro la pandemia (Pepp).

Lagarde fa il pompiere, sopisce e tronca ogni polemica. Anche a costo di sfiorare Lapalisse: «La dotazione del Pepp è flessibile, ma può aumentare o diminuire. Non in modo semplicistico, ma osservando le condizioni favorevoli o no». E con un glissons tipicamente francese, scantona anche su un possibile intervento dell'istituto centrale per attenuare l'impatto della crisi di governo italiano sullo spread fra Btp e Bund: «Il rendimento dei titoli di Stato gioca un ruolo di benchmark importante per il costo del credito per l'economia. Ma al momento non vediamo sviluppi nel rendimento di un singolo Paese tali da porre un problema per le condizioni di finanziamento nell'Eurozona».

Così, nella conferenza stampa, la banchiera francese ha finito per apparire un po' statuaria e ingessata. Come la stessa banca che dirige. A Francoforte, infatti, gennaio scivola via senza neppure spostare uno spillo: immobili i tassi (a zero quello principale, a -0,50% quello sui depositi), invariato a 1.850 miliardi il piano anti-crisi, confermati i 20 miliardi mensili del Qe.

Certo - e ciò vale come un alibi prêt-à-porter - il virus assomiglia a quei mostri da videogame citati da Tremonti: ne abbatti uno e ne spunta un altro. L'ex capo del Fmi conferma: «Ci vorrà del tempo prima che venga raggiunta un'immunità diffusa. Non si possono escludere ulteriori sviluppi negativi legati alla pandemia». Eppure, anche se nel mondo c'è aria di nuovo ora che Joe Biden ha sfrattato Trump dalla Casa Bianca, la Bce appare prigioniera del lessico virale farcito di stilemi ormai mandati a memoria. Il più gettonato resta quello della «necessità di una politica monetaria accomodante»; l'altro è quello con cui ribadisce di essere pronta «ad adeguare tutti i suoi strumenti se sarà necessario: niente può essere escluso»; già sentito anche l'invito «a rendere operativo senza indugi» il Recovery Fund; l'ultimo mantra riguarda l'inflazione che non c'è, ma mostrerà il capino «a medio termine, una volta che la pandemia si sarà attenuata». E poi, la solita, quasi impercettibile, venatura di preoccupazione per i rapporti di cambio con il dollaro, da monitorare «con molta attenzione». Certo è presto per chieder conto a Biden di rimettere in bolla il mercato valutario.

Ma, forse, la Lagarde confida di trovare sponda favorevole nell'ex collega e amica Janet Yellen, ora al Tesoro Usa, a cui augura «il meglio nel suo tentativo di guidare l'economia degli Stati Uniti nel modo in cui lei può solo farlo. In modo esclusivo e molto intelligente».

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