Altri soldi ad Alitalia: "Problema irrisolto e servono 150 milioni"

Il commissario chiede al governo di fare presto con la newco. "In cassa 260 milioni"

Altri soldi ad Alitalia: "Problema irrisolto e servono 150 milioni"

Alitalia chiede altri soldi allo Stato. Lo ha annunciato ieri durante un'audizione alla commissione Trasporti della Camera il commissario straordinario Giuseppe Leogrande, che ha presentato lunedì al governo l'istanza per ottenere altri 150,5 milioni a fondo perduto stanziati dal decreto Rilancio; quest'ultimo aveva previsto un'erogazione complessiva, in conto danni Covid, di 350 milioni, dei quali 199,5 sono arrivati alla compagnia il 23 settembre. Anche la seconda tranche è comunque sottoposta all'approvazione della Commissione europea, che decide in ultima istanza in tempi non prevedibili. Leogrande ieri ha ricordato che in cassa al 30 settembre c'erano 260 milioni (compresi i 199) e con i 150 in arrivo si passerebbe poco sopra i 400. Poichè la compagnia perde non meno di 2 milioni al giorno, si tratta di denaro sufficiente per 6-7 mesi. La cassa, causa Covid, è arretrata di 285 milioni, come ha riferito il dg Giancarlo Zeni. Va ricordato che sono stati già pagati, sempre al 30 settembre, 265 milioni di rimborsi per voli non effettuati. Alitalia ha in essere prestiti ponte erogati dallo Stato per complessivi 1,3 miliardi più interessi; su questi è sempre pendente il giudizio della Commissione europea che dovrà decidere se si tratti di aiuti di Stato.

Proprio ieri la vicepresidente Margrete Vestager ha annunciato che la decisione non è troppo lontana, e che il nodo chiave sarà la discontinuitià economica, precisando che se la compagnia continua di base nella stessa forma di prima, allora anche la nuova compagnia dovrà ripagare gli aiuti di Stato che non avrebbe dovuto ricevere; ma se non è la stessa compagnia, allora la nuova compagnia non è responsabile per la restituzione dell'aiuto di Stato". L'obiettivo è quello di scaricare il debito sulla bad company.

Il commissario Leogrande ha più volte insistito sullo stato d'emergenza facendo un appello alla politica perchè vari al più presto il provvedimento per la costituzione della newco prevista dal decreto Rilancio, che mette a disposizione di Alitalia 3 miliardi di capitale per un piano di sviluppo. Lo aspettiamo a minuti ha detto, ricordando che già a maggio la situazione non ammetteva ritardi e che si aggrava di giorno in giorno. I numeri che ha fornito sono eloquenti. Nei primi 9 mesi dell'anno i ricavi si sono ridotti di 1,7 miliardi. Nel febbraio 2020, ante Covid, i voli sono stati 13.521, in marzo sono scesi a 5.268, in aprile a 1.490, il picco negativo, in maggio 1.996. Nella fase più critica Alitalia è stata un perno fondamentale per il Paese e ha permesso con 150 voli speciali il rimpatrio di migliaia di persone. I passeggeri che a febbraio erano 1,3663 milioni sono crollati a 47mila in aprile, per risalire a 650 mila in luglio e agosto. Quanto ai ricavi, in marzo dai 227 milioni del 2019 si è scesi a 65, in aprile da 246 a 20, in agosto, alta stagione, da 319 a 66 milioni. Leogrande ha ribadito che Alitalia è ancora un problema non risolto, assicurando ai deputati presenti in aula che i rapporti con i vertici designati il presidente Francesco Caio e l'ad Fabio Lazzerini sono collaborativi.

Il direttore generale Giancarlo Zeni ha spiegato che lo stop deciso da Alitalia dell'operatività a Malpensa dipende dalle perdite

significative generate sullo scalo lombardo. La scelta di concentrare le attività su Linate è dovuta a una «domanda quattro volte superiore rispetto a Malpensa» e a una resa dei voli «sensibilmente superiore», ha aggiunto Zeni.

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