Il governo non mette mano al golden power sull'Opa promossa da Banco Bpm su Anima. La decisione è stata trasmessa ieri da Roma a Piazza Meda. L'esecutivo ha accolto la proposta del ministero dell'Economia e delle Finanze «di non esercizio dei poteri speciali ai sensi della normativa golden power». Tra le condizioni di efficacia dell'Opa, all'istituto guidato da Giuseppe Castagna (in foto) manca adesso il semaforo verde sull'applicazione del «Danish Compromise», il regolamento europeo che consente di ridurre l'assorbimento del capitale per le banche che detengono quote in assicurazioni. Piazza Meda ha infatti formalizzato l'operazione attraverso la sua controllata assicurativa Banco Bpm Vita.
L'Eurotower sta proseguendo le valutazioni, che includono il coinvolgimento della European Banking Authority (Eba). Il pronunciamento non mancherà di avere riflessi, a cascata, anche sull'offerta che Unicredit ha presentato su Bpm. L'operazione Anima è citata espressamente da Unicredit tra le condizioni di efficacia dell'Ops predisposta da Piazza Gae Aulenti.
La base del Danish Compromise «è un chiarimento normativo sull'applicazione del regolamento stesso, il che implica che i regolatori dovrebbero commentare il proprio chiarimento passato», asseriscono gli analisti di Mediobanca Research che quindi si aspettano che Banco Bpm-Anima riceva il via libera del supervisore, così come Bnp ParibasAxa Investment Managers, l'altra grande operazione su cui è atteso un analogo pronunciamento. Nel frattempo oggi si terrà il primo cda dell'anno di Bpm che andrà ad aggiornarsi su vari punti e potrebbe andare a vagliare anche l'ipotesi di passare da un'assemblea ordinaria per alzare il prezzo dell'Opa su Anima, mossa che andrebbe ad aumentare la valutazione implicita della stessa Bpm, intensificando la pressione su Unicredit per una revisione al rialzo del prezzo. Ieri, intanto, gli analisti di Barclays hanno calcolato per l'istituto guidato da Andrea Orcel uno spazio di manovra fino al 30% in più rispetto all'offerta iniziale mantenendo comunque un Cet1 ratio superiore al 14% dopo gli oneri di integrazione. La casa d'affari britannica non esclude il doppio colpo per Unicredit: alla fine del primo anno di integrazione con Bpm è ritenuta possibile un'offerta mista cash più carta per il controllo Commerzbank.
Infine, dalla Germania sempre ieri sono arrivati nuovi segnali di chiusura alle aspirazioni di Unicredit.
Il ministro delle Finanze Jorg Kukies si è detto «preoccupato» per il metodo «non trasparente, molto opaco della banca italiana perché siamo profondamente convinti che i takeover ostili non siano una ricetta di successo quando riguardano banche sistemiche rilevanti».
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