Borse aggrappate ad Apple: i conti che possono "prevedere" la recessione?

I titoli Apple incidono per il 7% sull’indice S&P 500 e per il 15% sul Nasdaq. La trimestrale sarà presentata il 27 ottobre e gli indici aggregati hanno il fiato sospeso. Intato si espandono le ambizioni di Apple

Borse aggrappate ad Apple: i conti che possono "prevedere" la recessione?

Il periodo della presentazione dei conti trimestrali si sta per aprire. Sulla passerella sfileranno prima le banche e poi le aziende Tech e sono soprattutto queste ultime a porre gli interrogativi più grossi, con Facebook il cui titolo non viene più annoverato tra quelli ad alta crescita potenziale. Il 27 ottobre, sarà il turno di Apple i cui conti – sostengono diversi analisti – sono il tampone rapido per capire lo stato di salute dei mercati. Considerando il rischio recessione e le politiche monetarie delle Banche centrali che continuano a manovrare il costo del denaro, i mercati "si aggrappano" ai risultati delle singole aziende.

I titoli Apple

Il Sole 24 Ore offre uno spunto interessante sostenendo che, se i risultati trimestrali di Apple fossero al di sotto delle attese si potrebbe instaurare, a cascata, un meccanismo di “profit warning” di altre aziende che fanno parte del medesimo comparto. Il “profit warning” è una dichiarazione che le società quotate in borsa devono rilasciare per avvertire gli investitori che nei mesi a seguire è prevista una significativa discesa degli utili. Questo, prevedibilmente, potrebbe causare vendite azionarie in massa, trascinando con sé il mercato su cui i titoli sono quotati. Sembra uno scenario improbabile ma, spiega Il Sole, assume un senso se si considera che i titoli Apple pesano in ragione del 7% sull’indice S&P 500 e del 15% sul Nasdaq. L’andamento del colosso di Cupertino può smuovere equilibri e fare pendere da una parte o dall’altra l’intera scacchiera, trascinando con sé i pezzi.

Il messaggio intrinseco

I prodotti di Apple rappresentano una categoria a sé stante, tant’è che risultati trimestrali deludenti possono essere tradotti come la predisposizione dei consumatori a fare meno di spese voluttuarie e questo è uno dei segnali che storicamente si associano alle recessioni. Non è vincolante né automatico, ma è un segnale. Gli ultimi mesi per Apple non sono stati esemplari: a inizio anno il titolo ha toccato il massimo di 182,94 dollari per un valore di capitalizzazione che ha superato – anche se per poco tempo – i 3mila miliardi di dollari. Oggi la sua capitalizzazione è di 2.200mila miliardi e il titolo alla chiusura delle contrattazioni del 13 ottobre valeva 138,34 dollari.

È proprio la capitalizzazione di Apple l’indice adottato dai mercati per leggere i tarocchi: è il titolo più capitalizzato al mondo e nel caso in cui Apple avesse una febbre lievissima, le altre aziende del comparto – soprattutto quelle che con Apple hanno sodalizi particolari – potrebbero cominciare a soffrire di febbri violente.

I mercati scalpitano e sono innervositi dagli indicatori macro-economici poco promettenti. Inoltre (ma va ricordato che l’economia non è disciplina scientifica) incombono i timori relativi alla teoria dei cicli di Gann la quale, usata per calcolare gli andamenti dei mercati, in una delle sue tante applicazioni e letture, indicherebbe che ogni 90 anni si ripeterebbe un minimo storico dei mercati. L’ultimo è quello del 1932 e se ne attende uno nel 2022. Peraltro proprio a novembre.

Apple e le ambizioni bancarie

Intanto Apple, scrive il Wall Street Journal, sta lanciando un conto di risparmio ad alto rendimento senza commissioni con Goldman Sachs per i suoi clienti di carte di credito, sottolineando l'ambizione di Cupertino ad offrire prodotti finanziari alla sua vasta base di utenti iPhone.

Il conto di risparmio ad alto rendimento sarà disponibile per i clienti di Apple Card nei prossimi mesi ha dicharato Jennifer Bailey,

vicepresidente di Apple Pay e Apple Wallet, ai media americani che si occupano di finanza. Le ambizioni bancarie di Apple sono emerse otto anni fa con il lancio di Apple Pay e ora si sono estese includendo carte di credito e prestiti rateali.

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