Fisco, adesso è allarme rosso. Già spedite milioni di lettere

Presto l’Agenzia delle entrate invierà lettere ai contribuenti italiani. Lo stop deciso durante il lockdown sta per finire. Ma c’è chi studia una nuova rottamazione

Fisco, adesso è allarme rosso. Già spedite milioni di lettere

La crisi economica da coronavirus potrebbe indurre il governo a stralciare, con una pace fiscale, milioni di cartelle esattoriali. Ma è ancora tutto da vedere. Tutto da decidere. Il 15 ottobre giunge, infatti, al termine la moratoria sulle cartelle decisa dai giallorossi durante i mesi del lockdown. Se nulla accadrà, il 16 ottobre, il giorno successivo, l’Agenzia delle entrate dovrà inviare quasi 9 milioni di lettere. Qualcosa che fa drizzare i capelli ai cittadini italiani che sperano in un intervento dello Stato per andare avanti.

Una valanga di atti si abbatterebbe su imprese, partite Iva e contribuenti, già fiaccati dalla crisi e in deficit di liquidità. La paura, scrive il Messaggero, è che possa esplodere una sorta di bomba sociale difficile poi da gestire. Dunque, ministri e tecnici stanno lavorando a un piano per trovare un compromesso. Una via d’uscita. Il ragionamento che inizia a farsi strada è quello di trovare una qualche soluzione. A questo proposito il premier, Giuseppe Conte, e compagni potrebbero decidere di prorogare il blocco e spostare l’invio delle cartelle ancora in avanti. Ma prima o poi il nodo andrebbe sciolto. Così si inizia a ragionare su un’altra ipotesi. Una misura cavallo di battaglia dei partiti di centrodestra: una nuova pace fiscale, una rottamazione delle cartelle del 2019 e del 2020.

Del resto, si fa notare in ambienti tecnici, è stato fatto quando l'emergenza era lontana. E la situazione in cui viviamo di emergenziale ha davvero molto. Non solo il Paese si trova nella più grande crisi dal dopoguerra, ma alle porte c’è una riforma fiscale che potrebbe permettere di chiudere molti conti con il passato. Anche cancellando una parte ormai inesigibile di quel magazzino di cartelle che vale ormai mille miliardi ma che, tutti sanno, essere per due terzi totalmente inesigibili. Ecco allora che una lampadina si accende dalle parti di via XX Settembre.

Il governo, in contemporanea, lavora a una riforma del fisco. Se ne parla da mesi e i tempi potrebbero essere maturi. Si parla di una rimodulazione dell’Irpef e dell’Iva. Qualcosa che fa storcere, però, il naso ai contribuenti. Perché secondo voci di corridoio questa revisione delle imposte danneggia chi lavora. Come dicevamo, se ne parla da tempo. Ma non c’è ancora un accordo definito all’interno della maggioranza. Si lavora alla struttura dell’Irpef. Sul tavolo c’è una sforbiciata alle aliquote, ridotte dalle attuali 5 a 3, una semplificazione del sistema delle agevolazioni fiscali con introduzione del modello tedesco, una correzione del bonus 80 euro, attualmente viziato da qualche inconveniente tecnico, e, di contorno, una rivisitazione dell’Iva.

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, riguardo all’Irpef, punta ad applicare una strategia chiara: ridurre le tasse a partire dal ceto medio ridisegnando la curva del prelievo. Impossibile, al momento, fissare il livello delle future aliquote (oggi posizionate al 23, 27, 38, 41 e 43%), ma chi lavora al progetto anticipa che, di certo, l’aliquota più bassa sarà ridotta di 1-2 punti. Per finanziare la riforma fiscale si cercano almeno 15 miliardi di euro. I soldi dovrebbero arrivare soprattutto da una riqualificazione delle tax expenditures, i bonus attraverso i quali gli italiani riducono il carico delle tasse da pagare.

Una riforma che però divide le parti politiche. Di strada ce n'è ancora molta da fare. E, intanto, le imprese non possono fare altro che incrociare le dita. Sperare in una rottamazione delle cartelle. In cerca di un po' di ossigeno in questo mare in tempesta.

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