Aspi, arriva l'offerta Cdp da 9 miliardi

Proposta vincolante, inclusa manleva. Si attende Macquarie, poi parola a Atlantia

Aspi, arriva l'offerta Cdp da 9 miliardi

Nove miliardi. L'offerta della Cassa Depositi & Prestiti guidata da Fabrizio Palermo e dei fondi per rilevare il controllo di Aspi, le Autostrade italiane, è stata partorita. Dopo mesi di trattative, proposte rifiutate e tempi supplementari che hanno traghettato il dossier tra le partite chiave del nuovo governo Draghi, il cda di oltre 4 ore andato in scena ieri pomeriggio ha deciso di inviare ad Atlantia un'offerta definitiva per l'88% di Autostrade. La proposta è estendibile al 100% in caso di «esercizio del diritto di co-vendita da parte dei soci di minoranza di Aspi».

Secondo indiscrezioni la cordata Cdp-fondi - Macquarie e Blackstone - ha dunque giocato al rialzo rispetto alla precedente proposta (in area 8,5-9,5 miliardi), ma forse non abbastanza da convincere Atlantia (e soci) a dire di «sì». L'offerta il cui valore non è stato peraltro ufficialmente comunicato - sarà vincolante e condizionata di fatto soltanto all'approvazione del Piano economico finanziario di Aspi (Pef) da parte delle istituzioni competenti. Secondo le ultime indicazioni, quindi, la proposta potrebbe aggirarsi attorno ai 9 miliardi di euro, che già scontano la manleva richiesta da Cdp-fondi. Secondo altre fonti potrebbe fermarsi addirittura a 8,5 miliardi, al netto della manleva. Nella nuova offerta lo schema di ingresso di Cassa e soci in Aspi vede (tramite una BidCo) Cassa al 51% insieme ad altri investitori istituzionali italiani, mentre il restante 49% diviso equamente tra i due fondi. Cdp potrà cedere parte delle proprie azioni ad altri istituzionali, con cui mantenere congiuntamente la maggioranza della BidCo.

Toccherà ora al cda di Atlantia, che si riunirà venerdì, esaminare in prima battuta l'offerta in tutte le sue sfaccettature e poi, con il supporto degli advisor, fornire la propria posizione all'assemblea della holding, che sarà giudice ultimo e dell'offerta stessa.

Questo però solo dopo «che si è completato positivamente l'iter deliberativo di Mira (Macquarie ndr)» che, evidentemente, deve ancora dare il suo via libera definitivo a un'offerta che, sottolinea la Cassa, «promuove l'ammodernamento della rete, dà stabilità alla governance di una infrastruttura strategica e aiuta gli investimenti». L'operazione, si sottolinea nella nota, è inoltre coerente con il ruolo di Cdp, primo investitore nelle infrastrutture del Paese, già azionista di società che gestiscono reti nazionali strategiche: Snam, Terna, Italgas, Tim e Open Fiber.

L'esito dello scrutinio di Atlantia, tuttavia, non è scontato. Finora le due offerte preliminari, che collocavano il valore di Aspi nel range 8,5-9,5 miliardi, sono state infatti bocciate. Ora si tratta di capire se la nuova valutazione sarà sufficiente a convincere la società guidata da Carlo Bertazzo alle prese da mesi con un riassetto che rivoluzionerà la galassia guidata da Luciano Benetton.

Una valutazione economica sulla quale tiene il fiato sul collo il fondo Tci, secondo socio di Atlantia, che conferma la propria valutazione a 11-12 miliardi. Cifra non distante da quella stimata da Intermonte. Sul dossier, intanto, si interroga l'Istituto Bruno Leoni, in un editoriale intitolato «L'offerta Cdp per Autostrade e la prima prova del governo Draghi», soffermandosi sui 3,5-4 miliardi a carico di Cassa depositi.

E mentre la holding Atlantia

ieri saliva ancora in Borsa (+3% a 16,25 euro), gli analisti restavano divisi sull'esito della partita e c'era anche chi parla di una partita pronta al naufragio con l'uscita di scena di Cdp come interlocutore privilegiato.

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