Un passo decisivo verso la rete unica. Il cda di Fibercop, la società controllata di Tim che controlla la rete in fibra, ha dato il via libera all'unanimità all'accordo commerciale con Open Fiber sulle «aree bianche», ossia quelle senza nessuna copertura. Il contratto permetterà a Open Fiber di usare le infrastrutture aeree e le connessioni fino a casa dei clienti, per un controvalore complessivo di circa 230 milioni di euro (per 20 anni). Previste dilazioni il pagamento.
Il fondo statunitense Kkr, che è azionista di Fibercop con il 37,5%, ha quindi approvato l'operazione. Il suo assenso rivestiva un'importanza fondamentale. In primo luogo, l'organismo americano ha potere di veto sulle operazioni che teoricamente potrebbero non creare valore per Fibercop. In secondo luogo, proprio perché ieri tale facoltà non è stata esercitata, la strada verso un accordo che consenta la nascita della società per la rete unica appare meno impervia.
L'ad di Tim, Pietro Labriola, ha spiegato - per stemperare i facili entusiasmi - che l'accordo commerciale siglato ieri è un classico accordo di wholesale. Tuttavia, è lecito ipotizzare che, nel momento in cui la discussione sull'integrazione delle due reti entrerà nel vivo, Open Fiber (partecipata al 60% da Cdp e al 40% dal fondo australiano Macquarie) avrà meno frecce al proprio arco, avendo già siglato un'intesa con Fibercop che le consente di accelerare la costruzione della rete nelle aree bianche e di risolvere il problema della scarsità di mano d'opera e dei costi delle materie prime.
Giunti a questo punto, la stesura di un memorandum of understanding tra Fibercop e Open Fiber sembra molto più vicina. Secondo Labriola, potrebbe avvenire «a breve». Tra le ipotesi anche una firma entro la prossima, anche se è improbabile che il documento contenga il dettaglio del perimetro e della valorizzazione delle reti. «C'è stato qualche ritardo ma non un attrito, ma cerchiamo di chiudere il più rapidamente possibile», ha detto Labriola presentando la trimestrale la scorsa settimana.
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