Assopellettieri: "Nel 2020 crollati fatturato ed export"

Il presidente Franco Gabbrielli: "Non possiamo perdere competitività internazionale e che nostre aziende finiscano nella mani di gruppi stranieri. Il governo deve considerare centrale il ruolo del sistema moda"

Assopellettieri: "Nel 2020 crollati fatturato ed export"

Il conto della crisi Covid è pesante per le aziende e la filiera della pelletteria italiana: nel 2020 sono crollate produzione industriale e fatturato, con flessioni superiori a un terzo rispetto ai livelli raggiunti nel 2019. E gli arretramenti sono stati pesanti sia sul fronte dell'export made in Italy con una perdita di 2,7 miliardi di euro che ha quasi del tutto annullato la forte espansione del biennio precedente, sia nelle vendite al dettaglio in Italia, scese del 24,4% in seguito al succedersi delle misure sanitarie restrittive. Questo perché a fronte di inevitabile e comprensibile incremento degli acquisti online, si sono ridotti in maniera significativa i consumi delle famiglie ed è crollato lo shopping dei turisti.

"Il 2020 ha presentato il conto anche al nostro settore facendoci chiudere l'anno con un crollo del fatturato di circa il 37% rispetto al 2019 e una riduzione della quota di export del 25,5% - spiega Franco Gabbrielli, presidente di Assopellettieri -. Se analizziamo i dati in maniera più approfondita il rammarico cresce ulteriormente considerando che, quanto all'export, il settore era in serie positiva dal 2009, mentre la pandemia ci costringe a fare un balzo indietro di tre anni. Il nostro settore vive di esportazioni e abbiamo la necessità, ora più che mai, che siano attuate politiche che consentano alle aziende di tornare presto ai valori pre-Covid".

Cali generalizzati - e quasi sempre a doppia cifra - si sono registrati sui mercati più importanti, con rarissime eccezioni. Nel Far East tengono i due principali mercati(+0,5% per entrambi), pur con una contrazione in volume: Corea del Sud, divenuta terzo cliente in valore (superando gli Usa ora quinti) e Cina continentale grazie ad un deciso recupero negli ultimi mesi. Una marcata riduzione di circa il 38% in valore ha interessato i flussi diretti in Svizzera, prima destinazione dell’export in valore e da tempo piattaforma logistico-distributiva dei grandi brand internazionali del lusso. Si è ridotto inoltre del -27,8% l'attivo del saldo commerciale: 5,2miliardi di euro di surplus (2 miliardi in meno) che malgrado il forte arretramento è un risultato rilevante, con cui la pelletteria si colloca al sesto posto per attivo tra i 99 capitoli merceologici di cui si compone la nomenclatura doganale, mentre era al quinto a fine 2019.

Per il comparto della pelletteria italiana, dunque, nessun rimbalzo significativo dopo il lockdown primaverile. Chiusura d'anno decisamente sottotono e avvio 2021 ancora sfavorevole: dopo gli acquisti delle festività natalizie, la nuova ondata pandemica ha colpito duramente anche la stagione dei saldi, allontanando la ripartenza.

Prosegue anche la selezione tra le imprese (quasi 200 in meno rispetto al 2019, tra industria e artigianato) e affiorano tensioni occupazionali: 8 aziende su 10 intervistate sono ricorse agli ammortizzatori nel quarto trimestre. Nell'intera filiera pelle nel 2020 sono state autorizzate 83 milioni di ore di cassa integrazione guadagni, il 900% in più rispetto al 2019).

"Il nostro Sistema Paese non può permettersi di perdere competitività internazionale in questo settore, uno dei più performanti del made in Italy - spiega ancora Gabbrielli - e neppure che le nostre aziende finiscano nella mani di gruppi stranieri perché non è riuscito a garantire loro il giusto supporto. Stiamo rischiando di perdere il controllo del saper fare, della tradizione, della cura dei dettagli e del gusto che hanno fatto la storia del nostro Paese e ci hanno resi famosi, rispettati e anche imitati in tutto il mondo".

E aggiunge: "La nostra associazione si sta battendo per portare questo messaggio alle istituzioni e per promuovere soluzioni industriali d'impatto per tutto il sistema. Una, in particolare, sarà presentata in occasione dei prossimi Stati Generali della Pelletteria, di cui spero di annunciare la data a breve.

La pelletteria merita molto di più e ogni singola azienda sta lottando per rimanere in piedi e trovare nuove soluzioni di sviluppo, anche il governo deve però fare di più e considerare centrale per il Paese il ruolo del sistema moda, cosa che ad oggi in pochi hanno fatto".

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