Atene chiede tempo: Berlino si spacca

L'Ue: «Segnale positivo». Schaeuble: «Soluzione insufficiente». Poi la telefonata «costruttiva» tra Tsipras e Merkel

Atene chiede tempo: Berlino si spacca

Atene chiede un prestito-ponte all'Eurogruppo, che lo esaminerà oggi, e spacca il fronte tedesco. «La proposta scritta del governo greco per le trattative sul prosieguo del programma di riforme è un primo passo nella direzione giusta», dice il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel, replicando alla netta chiusura del ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, che aveva definito «inconsistente» la proposta di Atene. Così, la palla passa direttamente ai capi di governo: il premier greco, Alexis Tsipras, ha deciso di telefonare alla cancelliera Angela Merkel, e lei è apparsa «più moderata di Schaeuble», almeno secondo la tv privata greca Antenna . Una conversazione «costruttiva», afferma il governo greco, con l'obiettivo di cercare una soluzione che permetta di prorogare il programma di aiuti europei ad Atene oltre la data del 28 febbraio.

È questo, infatti, il primo punto della lettera inviata dal ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, al presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. Inoltre, viene accettata la supervisione della Ue, della Bce e dell'Fmi per la durata dell'estensione dell'accordo: un passo indietro significativo per Tsipras, che aveva promesso di liberarsi della famigerata «Troika». La Grecia si è poi impegnata a mantenere l'equilibrio di bilancio nei sei mesi di interim, a fare riforme immediate per combattere l'evasione fiscale e la corruzione e per avviare un programma a lungo termine di crescita economica.

Ma quello con la cancelliera non è stato l'unico contatto di Tsipras, che ha avuto un colloquio telefonico anche con Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio italiano ha sentito anche Jean-Claude Juncker, capo della Commissione Ue, in vista del delicato Eurogruppo di oggi pomeriggio: al quale parteciperà anche il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che in un primo tempo aveva annunciato la sua assenza, per la concomitanza con il Consiglio dei ministri. Ma dopo un incontro con Renzi, i programmi sono cambiati: tanto da far saltare l'esame dei decreti di attuazione della delega fiscale, che l'esecutivo ipotizzava di approvare oggi per inviare alle Camere.

Il piano di Atene, comunque, sembra convincere Bruxelles. «Un segno positivo che spiana la strada a un compromesso ragionevole nell'interesse di tutta l'Eurozona», ha commentato il portavoce di Juncker. E le Borse hanno apprezzato: tutti i listini europei - tranne Londra - hanno chiuso in positivo, con Milano in rialzo dello 0,6%.

Ma in Europa le divergenze restano. La lettura delle prime minute della storia della Bce, una sorta di verbale, sul modello della Fed, della storica riunione del 22 gennaio che ha dato il via libera al quantitative easing , l'acquisto massiccio di titoli pubblici, restituisce la fotografia di un passaggio delicato e del compromesso raggiunto tra le opposte fazioni.

Da una parte i rigoristi guidati dalla Bundesbank, dall'altra il fronte che ha poi prevalso di chi, a partire dal presidente Mario Draghi, considerava essenziale giocare «l'ultima carta a disposizione».

E anche se alla fine tutti i membri del Consiglio direttivo della Bce hanno ritenuto il quantitative easing come parte delle misure legalmente a disposizione dell'Eurotower, alcuni partecipanti «hanno obiettato come tali strumenti debbano essere usati solo in situazioni di emergenza».

Il 28 febbraio scade il programma di aiuti europei di cui Atene ha chiesto la proroga a Bruxelles

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