Boom di "posti vacanti": il dato che affossa il reddito grillino

Secondo i dati diffusi dall'Istat, il tasso si assesterebbe all'1,9% del totale degli occupati

Boom di "posti vacanti": il dato che affossa il reddito grillino

Stando ai dati diffusi dall'Istat sulle stime del numero dei "posti vacanti" relativi al primo trimestre dell'anno in corso, il reddito di cittadinanza avrebbe confermato ancora una volta l'inappropriatezza del suo ruolo di "politica attiva del lavoro".

Con la definizione di "posti vacanti", infatti, ci si riferisce a tutti quei "posti di lavoro retribuiti (nuovi o già esistenti, liberi o in procinto di liberarsi) per i quali il datore di lavoro cerca attivamente al di fuori dell'impresa un candidato adatto ed è disposto a fare sforzi supplementari per trovarlo". Fino allo scorso marzo 2022 i "posti vacanti" si collocavano all'1,9% del totale degli occupati (una percentuale tra le più elevate mai registrate da quando viene effettuata questa stima, ovvero dal 2010), mentre il tasso di disoccupazione si assestava all'8,3%.

Facendo specifico riferimento al reddito di cittadinanza, Italia Oggi ha rilevato che allo stato attuale, prendendo quindi come punto di partenza il momento dell'introduzione della misura grillina (i primi mesi del 2019), il tasso di "posti vacanti" si è incrementato con una certa rapidità, passando in soli due anni dall'1,4% all'1,9%. Cosa che significa in concreto avere oggi circa 115mila "posti vacanti" in più rispetto al periodo precedente l'introduzione del Reddito di cittadinanza.

Chiaro che in mancanza di domanda di lavoro da parte di imprese/aziende la creazione di nuovi posti tramite una legge è pressoché impossibile. La situazione attuale, tuttavia, mostrerebbe che al momento la domanda sussiste, ma che al contempo il mercato del lavoro non sembra strutturato nel modo corretto per congiungere domanda e offerta: un'inefficienza che pare essere più evidente rispetto al periodo pre-Rdc. Certamente non è corretto attribuire al Reddito di cittadinanza la responsabilità del permanere di un tasso elevato di disoccupazione in Italia.

Al contrario, per quanto concerne il suo ruolo di "politica attiva del lavoro" per il Rdc si può parlare di fallimento, proprio a causa del fatto di non essere riuscito a segnare un'inversione di tendenza nel fenomeno della crescita dei posti vacanti, incrementatisi del 37% (115 mila unità) rispetto alle fasi precedenti la sua introduzione. Il forte investimento effettuato in questi tre anni (circa 28 miliardi di euro), non ha portato ad oggi alcun effetto positivo permanente nè nel campo dell'economia nè in quello del mercato del lavoro.

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