"Auto europea sotto pressione. L'intera industria è nel mirino"

L'ad di Renault: "A nessun altro è imposto di azzerare emissioni in soli 12 anni. Vetture cinesi? Serve reciprocità"

"Auto europea sotto pressione. L'intera industria è nel mirino"
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«Sull'Euro 7 c'è un blocco da parte di alcuni Paesi. Acea, dal canto suo, insiste sul fatto che questa normativa, come strutturata, non è particolarmente produttiva per l'industria, i clienti e l'ambiente. La discussione è in corso e la tendenza è quella di una revisione. In questo senso, il governo italiano è stato molto chiaro e lo ringrazio. Bisogna concentrare tutte le risorse per la transizione verso l'elettrico, l'idrogeno e le tante altre cose».

A parlare è Luca De Meo, ad di Renault, intercettato a Parigi poco dopo aver presentato il Suv-coupé Rafale. Gli chiediamo, però, per l'occasione, di indossare l'abito di presidente di Acea (Associazione dei costruttori europei di veicoli).

Presidente De Meo, il piano «Fit for 55» della Commissione Ue che prevede il «tutto elettrico» dal 2035 convince sempre meno. Perché timori e perplessità emergono solo ora? Perché Acea non è intervenuta per tempo?

«Il tutto è avvenuto molto velocemente, senza aver dato voce all'industria automobilistica. Così ci siano trovati con le decisioni ormai prese. Nel tempo, però, i fatti e la ragione vincono sempre. L'obiettivo della decarbonizzazione ci trova tutti impegnati, ma vogliamo essere ascoltati e che ci sia una politica industriale concertata per arrivare a un risultato molto ambizioso. E dobbiamo soprattutto ricordare che quella dell'auto è l'unica industria a cui viene chiesto, in 12 anni, di azzerare le emissioni di CO2. La transizione ecologica è uno sport di squadra che comprende, oltre alla nostra, l'industria dell'energia, le infrastrutture e la politica. Bisogna lavorare tutti insieme».

Intanto, è partita l'invasione dei big dell'auto cinesi.

«Dopo i giapponesi e i coreani, ecco anche i cinesi. C'è una parola magica: concorrenza. Ma la concorrenza deve avere certe regole. Si tratta di gestire il loro sbarco. E noi dovremo essere messi nelle condizioni di approdare in Cina senza barriere. Insisto sull'idea di reciprocità. Credo che in Acea ci siano posizioni non completamente allineate. È importante, dunque, trovare una linea comune. I cinesi sono molto forti, possono portare valore aggiunto ai clienti come all'industria, però c'è bisogno che si competa alla pari».

In Italia, intanto, persiste la scarsa penetrazione nel mercato delle auto elettriche.

«Quella elettrica è una vettura per gente che ha certe abitudini, come non percorrere le lunghe distanze. Vedremo ora con le batterie più grosse. Il fatto è che c'è una certa lentezza, anche qui in Francia, a realizzare le infrastrutture necessarie: secondo i calcoli di Acea si dovrebbe moltiplicare per sette la velocità con cui sono collocate le colonnine. Non si può chiedere ai clienti di arrangiarsi. Occorre una reale accelerazione».

E poi c'è la questione dei prezzi eccessivi.

«Un veicolo elettrico, nell'acquisto, costa strutturalmente di più. Nell'utilizzo e nel mantenimento, se i prezzi dell'elettricità non s'impennano, nel lungo periodo una vettura elettrica risulterà però più efficiente ed economica da gestire rispetto a quella con motore a combustione».

Nel 2024 ci saranno le elezioni per il rinnovo dell'Europarlamento.

«Non voglio fare previsioni. Se, comunque, dovesse variare il contesto, per l'auto ci potrebbero essere dei cambiamenti. Noi costruttori restiamo concentrati su lavoro, progetti e investimenti».

La catena del valore, guardando all'elettrico, parla cinese.

«Proiezioni sostengono che nel 2030 l'Europa controllerà il 5% di questa catena del valore.

L'obiettivo è che il prezzo di un'auto elettrica incroci il più rapidamente possibile quello di una a combustione interna».

In Italia, intanto, cambio della guardia al vertice di Anfia (filiera automotive). Torna alla presidenza Roberto Vavassori che ieri ha ricevuto il testimone da Paolo Scudieri.

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