Auto, mercato 2022 ai minimi storici. Rischi occupazionali senza interventi

In Italia il mercato dell'auto ha l'acqua alla gola. Se le immatricolazioni non saliranno nei prossimi mesi, cresce il rischio che esca dal quintetto dei mercati europei più importanti

Auto, mercato 2022 ai minimi storici. Rischi occupazionali senza interventi

In Italia il mercato dell'auto ha l'acqua alla gola. Se le immatricolazioni non saliranno nei prossimi mesi, cresce il rischio che esca dal quintetto dei mercati europei più importanti. Il «G-5 dell'auto» è costituito, infatti, da Germania, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito. «Sarebbe un fatto gravissimo - spiega Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae, l'Unione dei costruttori esteri -: il Paese non avrebbe più parola in capitolo nelle scelte sul settore, per non parlare dei problemi occupazionali». In 12 anni l'Italia è scivolata dal secondo posto, dietro la Germania, all'attuale quarto.

Unrae stima, per il 2022, un mercato intorno a 1,3 milioni di unità, ai minimi storici, che riporta a numeri degli anni '70. Nel 2023, salvo imprevisti, si attende una ripresina a 1,4 milioni di immatricolazioni (+1,7%). Dalla caduta delle vendite, tra il 2020 e il 2022 - prima a causa della pandemia, quindi per la crisi dei semiconduttori e le conseguenze della guerra in Ucraina, tra rialzi dei costi energetici e inflazione galoppante - anche lo Stato italiano ci ha rimesso: il mancato gettito Iva sfiora gli 8 miliardi.

Michele Crisci, presidente di Unrae, ha inviato una lettera-appello al premier Giorgia Meloni nella quale chiede interventi che tutelino la filiera produttiva e incentivi che permettano ai redditi più bassi di potere cambiare la vecchia auto. Crisci tocca anche il tema della componentistica italiana, il cui 60% del fatturato deriva dalla domanda estera: i costruttori tedeschi soprattutto. «L'Italia - scrive - necessita di intraprendere il più velocemente possibile un percorso di riconversione industriale per andare incontro a quelle che sono le nuove tecnologie e le sfide che i grandi costruttori ci chiedono». Il pericolo è che questi gruppi si rivolgano ad altri, con pesanti ricadute sul lavoro.

L'Italia, inoltre, è il fanalino di coda

nelle vendite di auto elettriche (3,7% di quota) e resta sempre da sciogliere il nodo della capillarizzazione delle colonnine di ricarica. Bene, invece, la domanda di ibride senza la spina (34%), le preferite dai consumatori.

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