"Auto, transizione alla cieca". I sindacati ritrovano l'unità

Posizione comune di Fim, Fiom, Uilm sul passaggio all'elettrico. Nella Ue prime crepe sul termine del 2035

"Auto, transizione alla cieca". I sindacati ritrovano l'unità

Uniti nel chiedere all'Ue e al governo interventi rapidi per rendere la transizione energetica sostenibile sotto gli aspetti sociali, economici e occupazionali; divisi (Fim e Uilm da una parte, Fiom dall'altra), invece, nel trattare con Stellantis il rinnovo del contratto in scadenza. Gli ultimi giorni, comunque, hanno visto prevalere l'immagine unitaria dei sindacati metalmeccanici italiani, per di più rafforzata dalla presenza dell'organizzazione europea IndustriAll con il segretario generale Luc Triangle. L'industria automotive del Vecchio continente rappresenta 2,6 milioni di posti, oltre 13 milioni se si considera tutto quanto ruota attorno: il 6,6% dell'occupazione totale. E in Italia, è stato ricordato nel vertice sindacale, sono almeno 250mila i lavoratori interessati alla trasformazione imposta dall'Ue, di cui 168mila riguardano la componentistica.

Secondo le stime, per molti in difetto, del commissario Ue all'Industria e al Mercato Interno, Thierry Breton, la svolta che porterà ai soli motori elettrici nel 2035, con il constestuale stop a quelli endotermici, potrebbe costare 600mila posti. Solo per l'Italia, a parere di Rocco Palombella (Uilm), rischiano di saltare 120mila occupati e a essere penalizzato di più sarebbe l'indotto, con il 50% degli addetti in bilico.

A rendere ancora più complessa la situazione, poi, sono le dichiarazioni contrastanti all'interno della stessa Commissione Ue: se il vicepresidente Frans Timmermans vede il piano che porterà alla mobilità solo elettrica ormai cosa fatta, in virtù dell'accordo raggiunto dal Trilogo (Commissione, Parlamento e Consiglio), lo stesso Breton, nell'invitare il settore a investire nelle tecnologie Euro 7 per migliorare la qualità dell'aria, afferma che «nonostante il divieto di vendita di veicoli a combustione interna entro il 2035, nel 2050 ci sarà ancora almeno il 20% di queste auto sulle strade, con il rischio che l'obiettivo del 2035 debba slittare».

Di ieri, poi, è anche la notizia della nascita a Lipsia, in Germania, di un'alleanza delle Regioni europee per affrontare e ridiscutere, con una strategia comune, la condanna a morte decisa da Bruxelles dei motori a benzina e Diesel nel 2035. Si chiede, in un documentato presentato anche alla Commissione Ue, l'avvio di un meccanismo europeo a sostegno di una transizione giusta ed equa delle produzioni del settore automotive, ben tenendo in considerazione gli effetti sui distretti produttivi nelle regioni. Difficoltà di riconversione produttiva nel mondo della componentistica e discriminazione dei cittadini alla luce dei prezzi elevati delle auto elettriche, sono solo alcune delle forti preoccupazioni palesate, guardando all'Italia, dall'assessore lombardo allo Sviluppo economico, Guido Guidesi. In Lombardia sono interessate alla transizione 1.000 aziende (20 miliardi di ricavi) e 50mila persone.

Timori e incertezze sempre più evidenti che, riferendosi all'eurocommissario Breton, per il leader Uilm, Palombella, «lasciano senza parole e generano confusione». Anche perché l'Europa contribuisce solo per l'8% (e l'Italia per l'1%) alle emissioni mondiali di CO2 (37 miliardi di tonnellate) con India, Cina e Usa pesare per il 50%. Cina e India ritengono, inoltre, di raggiungere la neutralità climatica, rispettivamente, entro il 2060 e il 2070.

A chiusura del vertice con Roberto Benaglia (Fim), Michele De Palma (Fiom) e Rocco Palombella (Uilm), il capo del sindacato europeo IndustriAll, Luc Triangle, ha sottolineato come «elettrificazione e automazione, se lasciate solo in gestione al mercato, distruggeranno massicciamente posti di lavoro».

Da qui l'esigenza di una strategia industriale europea incentrata su decarbonizzazione e digitalizzazione per tutelare i lavoratori; di creare le condizioni per una maggiore indipendenza relativa a materie prime e microchip; e di un approccio basato sulla neutralità tecnologica che includa tutte le tecnologie che soddisfino il requisito della decarbonizzazione.

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