Bankitalia gioca la carta delle fusioni

La Vigilanza: "Il Fintech e la crisi impongono alle banche di tagliare costi e filiali"

Bankitalia gioca la carta delle fusioni

Parola d'ordine: andare avanti con le fusioni e con la dieta delle filiali. L'appello è stato rilanciato ieri, con forza, dal responsabile della vigilanza di Banca d'Italia Carmelo Barbagallo in un convegno a Napoli: «L'attuale dinamica di mercato non lascia piuspazi di sviluppo a intermediari con reti fisiche ridondanti, che distruggono valore per gli azionisti; la riduzione della frammentazione andrà attuata anche attraverso una maggiore concentrazione o iniziative aggregative che rendano possibile procedere a robuste e incisive ristrutturazioni, il cui target sia il consolidamento di un modello bilanciato tra la componente analogica e quella digitale». L'appello è condiviso in toto dalla Bce che punta da mesi a diminuire il numero di banche in cui ancora il sistema europeo è parcellizzato. In un futuro prossimo è dunque prevedibile che il credito nel nostro Paese graviterà attorno a tre pianeti: quello di Intesa Sanpaolo, quello di Unicredit e quello di un terzo polo bancario che potrebbe unire le reduci di quel mondo Popolare ancora rimasto in piedi come il Banco Bpm e Ubi, magari annettendo qualche altro satellite se non si farà avanti un buon samaritano straniero. Entro giugno Mps, infatti, dovrà trovare uno sposo per far uscire lo Stato dal capitale e Carige dovrà presentare un piano industriale convincente in modo da finire sul mercato e non ripetere lo stesso copione di Siena. Ma all'orizzonte, al momento, di cavalieri banchi non se ne vedono. Sulle mosse del risiko incombono ancora troppe variabili. Sia politiche, ultima la crisi diplomatica tra Roma e Parigi, sia di poltrone: a primavera verrà rinnovato il cda di Intesa, compreso il presidente, e soprattutto Giuseppe Guzzetti lascerà il vertice dell'Acri e della Cariplo.

Il consolidamento invocato ieri da Barbagallo è anche imposto dalle nuove tecnologie che stanno generando nuovi modelli di intermediazione e nuovi servizi finanziari. Ciò comporta l'abbattimento dei costi ma anche la razionalizzazione delle strutture produttive e distributive. Tradotto: meno filiali tradizionali. E un surplus di personale che va gestito. Come? «È possibile riconvertire una parte riqualificandone il ruolo, ad esempio puntando su servizi di consulenza e affiancamento alla clientela», spiega Barbagallo. Inoltre, Bankitalia avvierà a breve una nuova rilevazione per censire le iniziative Fintech del comparto bancario. Sperimentando l'intelligenza artificiale e l'analisi dei social network per individuare in anticipo i rischi alla stabilità finanziaria e lo scoppio di crisi.

Nel frattempo, però, la squadra di Bankitalia guidata da Ignazio Visco deve fare i conti anche lo scontro aperto giovedì notte in Consiglio dei ministri: nella corso della riunione sarebbe arrivato lo stop dei ministri del Movimento 5 Stelle alla conferma, sostenuta dal Tesoro, di Luigi Federico Signorini, il cui incarico scade l'11 febbraio, come vicedirettore generale della banca centrale. Il rinnovo è stato proposto da Visco al Consiglio superiore dell'istituto il 16 gennaio.

Lo statuto di via Nazionale prevede che i rinnovi dei mandati «del direttore generale e dei vice direttori generali debbono essere approvati con decreto del Quirinale, promosso dal presidente del Consiglio dei ministri di concerto col ministro dell'Economia e delle finanze, sentito il Consiglio dei ministri».

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