Cinzia Meoni
Bankitalia tifa per il consolidamento bancario, mentre si stringono i tempi sull'offerta pubblica di scambio (Ops) di Intesa Sanpaolo su Ubi. «Ci sono ancora margini di consolidamento: aumentare la dimensione operativa delle banche italiane può portare a significativi aumenti di efficienza», ha detto Daniele Franco, direttore generale di Bankitalia nel corso di un evento di Goldman Sachs. Il banchiere ha poi ricordato, in merito all'operazione Ca' de Sass, come «un processo di consolidamento sia già ora in corso», sottolineando che sia Palazzo Koch sia la Bce hanno dato il via libera all'operazione su cui ora si attende lo sblocco del Garante alla concorrenza.
La stessa Bce, nell'autorizzare pochi giorni fa l'Ops su Ubi, metteva l'accento sui benefici del consolidamento bancario sia rispetto «all'incremento della massa critica e al contestuale raggiungimento di una maggiore capillarità» del gruppo, sia sulle sinergie di ricavo, sia sul «mantenimento di una dotazione patrimoniale solida», sia «sull'accelerazione del de-risking degli attivi di Ubi senza oneri per gli azionisti, aumentando il grado di copertura dei crediti deteriorati ai livelli di Intesa Sanpaolo e riducendo i crediti in sofferenza».
L'Antitrust tuttavia ha raffreddato gli entusiasmi, sostenendo, seppure in via preliminare, che l'Ops allo stato non è «suscettibile di autorizzazione». A giudizio del Garante, il rischio di concentrazione derivante dall'integrazione dei due gruppi non è superato dalla prevista cessione di 400-500 filiali a Bper per tre motivi: l'indeterminatezza del perimetro, l'incertezza sulla effettiva possibilità di attuazione della cessione e l'insufficienza della previsione in alcune aree del territorio. Proprio in queste ore Intesa Sanpaolo starebbe lavorando per ridurre le quote di mercato del nuovo polo finanziario in via di costituzione al di sotto del 35% in tutte le province italiane. Le parti hanno tempo fino al 15 giugno per presentare ulteriori memorie, mentre il 18 si terrà l'audizione conclusiva della fase istruttoria ed entro luglio è attesa la decisione finale.
Il progetto di nozze è fortemente contrastato dai patti di sindacato di Ubi (il Car al 20% circa del capitale, il Patto dei Mille all'1,6%, mentre il sindacato degli azionisti di Ubi, al 7,9%, non si è ancora ufficialmente espresso) che, in caso di successo dell'Ops di Intesa, vedrebbero polverizzarsi il loro peso nel gruppo. E, mentre la battaglia impazza tra autorità e tribunali, la sola voce silente, seppure attiva sui mercati, è quella di Parvus AM, la società di gestione di Edoardo Mercadante con sede a Londra entrata tre anni fa in Ubi e che tra novembre e marzo è salita dal 5 al 7,9% del capitale. Un mistero che, secondo indiscrezioni di stampa non confermate, avrebbe portato le autorità ad accendere un faro sulla quota detenuta dal fondo inglese.
Intanto sul fronte dei quasi 30 miliardi dividendi e buyback bancari europei attualmente
congelati dalla Bce fino a ottobre, Andrea Enria, presidente della Vigilanza dell'Eurotower, ha sostenuto che una indicazione è attesa per luglio e che, «se le cose vanno bene, non ci saranno problemi a distribuire i dividendi».
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