Biden fa leva sul petrolio per frenare il caro benzina

Il presidente Usa prende altri 15 milioni di barili dalle scorte. Pesano le elezioni del mid-term

Biden fa leva sul petrolio per frenare il caro benzina

Con l'ultimo sondaggio di Cbs-YouGov che attribuisce ai repubblicani il 49% dei consensi, Joe Biden gioca la carta della disperazione nel tentativo di ribaltare l'esito delle elezioni di mid-term, in calendario il prossimo 8 novembre. La Casa Bianca intende infatti rilasciare altri 15 milioni di barili di petrolio attingendoli dalle riserve strategiche (Spr). Formalmente, si tratta di una mossa tesa a contrastare la probabile volatilità sui mercati indotta dall'embargo Ue al greggio del Cremlino, in vigore il 5 dicembre; in realtà, l'orizzonte temporale d'interesse di Biden è più ravvicinato e l'attenzione è concentrata solo sul fronte interno. La storia americana, del resto, insegna che i presidenti cadono a causa dello stato di salute economico in cui lasciano il Paese. Joe è preso tra due fuochi: da un lato, un'inflazione soffocante; dall'altro, una recessione alle viste, il cui grado di severità dipenderà dalle future strette ai tassi della Fed.

Ma il successore di Donald Trump sa che, nell'immediato, la partita del voto si gioca sui prezzi. La decisione dell'Opec+ di tagliare la produzione petrolifera di due milioni di barili al giorno, nonostante le forti pressioni americane tese a rinviare ogni decisione dopo l'appuntamento elettorale, ha dato un «boost» alle quotazioni dell'oro nero, con ricadute sui listini dei carburanti. Per quanto Biden continui a indicare Vladimir Putin come l'unico responsabile del surriscaldamento dei prezzi, nonostante un calo di oltre un dollaro dal picco di giugno attualmente la benzina alla pompa costa negli States 1,66 dollari al gallone in più rispetto all'ingresso di Biden alla Casa Bianca. L'impiego, dallo scorso marzo, di 180 milioni di barili dello stock strategico ha forse attenuato i rincari (un fenomeno più riconducibile al calo della domanda cinese determinato dalla politica «zero-Covid»), ma di sicuro non lo ha eliminato. Più che di una carenza di greggio, l'America soffre di un deficit di raffinazione provocato dalla transizione versore energie rinnovabili.

Il rilascio di altre scorte rischia quindi non solo di non risolvere nulla, ma di essere dannoso. Oggi gli Usa hanno appena 22 giorni di forniture petrolifere garantite dalla Spr. Inoltre, come riferisce l'Eia, le scorte settimanali di petrolio sono diminuite a sorpresa nell'ultima settimana di 1,73 milioni di barili dopo l'incremento di 9,88 milioni di barili della settimana prima.

I tagli produttivi del Cartello allargato e la ripresa della domanda cinese, una volta uscita l'economia dalla pandemia, potrebbero portare il barile a 120 dollari entro la fine del 2023, secondo Sanford C. Bernstein. A quel punto, naufragherebbe l'idea di Biden di ricostituire le scorte con acquisti di greggio fra i 67 e i 72 dollari. E l'assenza di stock strategici potrebbe portare a un'ulteriore escalation dei prezzi.

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