"Dobbiamo tornare a essere leader in Europa del turismo perché siamo consapevoli che questa è una delle poche strade per migliorare la situazione economica del Paese puntando sulla crescita". Il ministro per gli Affari regionali, turismo e sport Piero Gnudi ha presentato con queste parole il Piano strategico per lo sviluppo del turismo "Italia 2020" e lo ha fatto all'apertura della Borsa internazionale del turismo, la Bit 2013 nei padiglioni di Fiera Milano a Rho, in corso fino al 17 febbraio, una delle fiere di settore più importanti a livello internazionale, manifestazione di rappresentanza del turismo italiano che quest' anno ha la Cina come Paese ospite d' onore. Un piano di lungo periodo che punta alla modernizzazione dell'offerta turistica italiana e al recupero della sua competitività sui mercati internazionali, a cui si è lavorato per otto mesi, subito dopo l'annuncio fatto alla Bit 2012 dallo stesso ministro e per la cui realizzazione completa occorreranno due legislature.
E a questo proposito Gnudi ha chiarito: "Il Piano strategico del turismo non è scritto sul marmo, ma potrà essere modificato per tener conto delle esigenze del mercato. Crediamo comunque che sia un buon punto di partenza su cui il prossimo ministro potrà contare per orientare la sua strategia in questo settore". "Come sottolineato dal segretario generale dell'Unwto, l'Organizzazione mondiale del turismo, Taleb Rifai (che è intervenuto durante la presentazione, ndr) - ha quindi aggiunto - è la prima volta che in Italia viene predisposto un Piano del turismo che interpreti il comparto come un fattore di rilancio dell'intera economia. Quanto evidenziato da Rifai è il cuore del problema perché, in Italia, non è mai stato posto il turismo al centro dell'azione governativa, né a livello nazionale né tantomeno a livello locale. Le riprove sono a decine sia nel passato, come dimostrano i disastrosi risultati dei vari progetti di industrializzazione del Meridione, sia ai giorni nostri".
"Da quando abbiamo tolto allo Stato ogni competenza in materia di turismo, il nostro Paese ha perso quote di mercato. Quella della promozione turistica - ha spiegato ancora il ministro - deve essere una materia condivisa e non di esclusiva competenza delle Regioni. Dobbiamo promuovere il sistema Italia come Paese e non come regioni, province comuni perché questo tipo di promozioni, fatte soprattutto in certi paesi danno un impatto molto modesto. E penso anche al ruolo centrale che deve assumere l'Enit che si sta già impegnando sul fronte della promozione all'estero e alla collaborazione tra pubblico e privato, fondamentale in questo concerto di azioni". "La cosa più importante - ha concluso Gnudi - è che da subito il tema del turismo, che non è uno degli argomenti che trovano rilevanza in questa campagna elettorale, sia posto al centro dell'agenda del nuovo governo". Poi il riferimento all'Expo di Milano: "Si tiene nel 2015 ed è domani… sarà una straordinaria occasione per promuovere il turismo italiano nel mondo, ma bisogna pensare già adesso a un'offerta che attiri visitatori per tutto il Paese adottando tutta una serie di misure contenute nel piano, ma per fare questo bisogna agire ora, non dobbiamo perdere un evento che non avremo occasioni di riavere presto".
Trenta miliardi di incremento del Pil, (dai 134 miliardi del 2010 ai 164 nel 2020) per il quale il settore turistico vale il 9%, 500 mila nuovi posti di lavoro in un settore che vale più o meno il 10% dell'intera occupazione in Italia entro il 2020: ecco gli obbiettivi possibili del piano. Un risultato da ottenere ridando leadership all'Italia del settore turistico e una "irripetibile opportunità al Sud Italia per agganciarsi alla crescita del Paese. Il turismo internazionale - si legge nello studio realizzato a cura del Gruppo di lavoro del ministero presieduto da Gnudi - è un settore cresciuto fortemente negli ultimi anni e previsto ancora in crescita significativa nei prossimi 10 anni con un tasso annuale vicino al 5% nell' arena competitiva dell'Italia (Europa Occidentale e Mediterraneo).
Si tratta di una crescita trainata dai segmenti di domanda delle nuove geografie emergenti (i Paesi BRIC) e dalle famiglie abbienti dei paesi Europei occidentali. In Italia il contributo del settore turistico al Pil e all' occupazione è significativo, con 2,2 milioni di occupati. L'Italia possiede infatti asset invidiabili che le conferisce un vantaggio competitivo forte e di lungo periodo. Ciononostante il nostro Paese ha perso significativamente quote di mercato, crescendo nell' ultimo decennio del 2% l'anno, contro una crescita media del mercato vicina all'8%. Il settore turistico italiano è attualmente al terzo posto in Europa (dietro a Spagna e Francia), rispetto alla prima posizione occupata a livello europeo all'inizio degli anni Ottanta e ancora verso la metà degli anni Novanta. Un arretramento che, secondo lo studio, è stato causato da una serie di elementi tra cui l' invecchiamento dell' offerta, del ricettivo e del sistema infrastrutture-trasporti, i meccanismi inefficaci di gestione e governance Stato-Regioni, la scarsa priorità data al settore negli investimenti, nelle norme e tassazione, il "nanismo" delle imprese turistiche, il vantaggio competitivo unicamente basato su rendite di posizione e incapacità di costruire nuovi prodotti turistici, le risorse umane non adeguatamente formate, la difficoltà ad attrarre investimenti internazionali (incertezza del contesto soprattutto dal punto di vista burocratico e amministrativo)
Per invertire la rotta serve uno sforzo mirato, coordinato e di lungo periodo, rimettendo il turismo al centro dell'agenda del governo e del Paese. Il piano, composto da 61 azioni, prevede sette linee di intervento fondamentali.
1. Governance: potenziamento del supporto e del coordinamento centrale.
2. Rilancio dell'Enit.
3. Miglioramento dell'offerta: focus su 30-40 poli prioritari.
4. Ricettivo: riqualifica e consolidamento.
5. Trasporti e infrastrutture: evoluzione coerente con i bisogni del turismo.
6. Formazione e competenze: riqualificazione dell'istruzione turistica e attrattività delle professioni.
7. Investimenti: attrazione tramite incentivi specifici e "burocrazia zero".
Nicola Pianon, di Boston Consulting Group, che ha partecipato alla stesura del piano, ha ricordato come l'ultimo grande investimento turistico realizzato in Italia, sia stato la Costa Smeralda in Sardegna che ha contribuito in modo decisivo alla sviluppo del turismo nel nord dell'isola con ricadute importanti in termini di ricchezza e di lavoro. Un esempio rimasto isolato, di fronte alla frammentazione e alla disomogeneità dell'offerta italiana. E tra le azioni fondamentali da intraprendere c'è anche quella della digitalizzazione: dal sito internet alle app fino al calendario degli eventi integrato. E che il mondo internet sia la nuova frontiera dalle potenzialità ancora in gran parte inespresse l'ha ribadito in videoconferenza Carlo d'Azaro Biondo, ceo di Google Europa.
Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Europea ha ricordato come "il turismo italiano e quello europeo siano collegati col trattato di Lisbona con una base giuridica per fare una politica turistica europea: in Cina, Russia e in altre parti del mondo presentare l'Europa è vantaggioso anche per l'Italia". "Per far crescere il turismo è importante che si aprano le portee che poi si possa girare all'interno dell'Unione Europea", ha sostenuto Tajani secondo il quale i visti paese per paese sono un grande ostacolo nell'attrarre nuovi turisti e su questo si sta lavorando per evitare dannose strozzature burocratiche. "Inoltre bisogna realizzare una strategia che spieghi il perché è importante venire qua. I monumenti da soli non bastano". Tajani ha quindi ricordato che la prima proposta legislativa comunitaria sul turismo sarà quella del marchio di qualità Ue che affiancherà quelli già esistenti in diversi Paesi premiando gli imprenditori più innovativi e competitivi, quelli che possono offrire un prodotto di alto livello al turista che viene a visitare l'Europa". E in Italia, ha aggiunto, bisogna smettere di pensare che i turisti arrivano comunque perché cìè il Colosseo, Firenze, Venezia o il Duomo di Milano. Serve una visione industriale di settore".
"Bit si conferma una piattaforma relazionale di grande importanza", ha spiegato Michele Perini, presidente di Fiera Milano. "Desidero ricordare che l'edizione 2013 di Bit vede come Paese ospite la Cina: questo rappresenta un'opportunità per un sempre più proficuo scambio culturale e sociale con il nostro Paese. Saluto con orgoglio la presentazione e discussione del Piano strategico , che vede Bit come cornice ideale per affrontare un tema cruciale non solo per il vostro settore ma addirittura per la ripresa del Paese e analizza le ragioni per cui l'Italia ha perso il primato di prima meta turistica d'Europa, proponendo interventi e idee per riprenderci il posto che ci spetta.
Il turismo, che può contare sulla bellezza dei nostri territori, il formidabile patrimonio di storia, cultura e spiritualità di cui disponiamo, rappresenta il petrolio dell'Italia e una parte rilevante, ma ancora lontana da ciò che potrebbe essere, della nostra economia".Vai allo speciale Fiera Milano, il mondo del business
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