Il dl Rilancio rischia di scontentare tutti. E, specialmente, nel settore turistico c’è già chi storce il naso. Al centro del contendere il bonus turismo, conosciuto anche come bonus vacanze. È garantito a chi ha un Isee non superiore a 40 mila euro. E prevede un aiuto di 500 euro per le famiglie di almeno tre persone, 300 per le coppie e 150 per i single. Viene erogato in questo modo: nella misura dell’80%, d’intesa con il fornitore presso il quale i servizi sono fruiti, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto (quindi sarebbe la struttura ricettiva, gli albergatori, ad anticipare il costo della villeggiatura) e per il 20% in forma di detrazione d’imposta in sede di dichiarazione dei redditi.
A sua volta l’hotel viene rimborsato con un credito d’imposta, ma c’è anche la possibilità di cedere questo credito ad altri, tra cui fornitori, banche o intermediari finanziari. L’obiettivo per chi ha partorito la norma, cioè il governo, è quello di rendere il credito d’imposta immediatamente "liquido" attraverso gli istituti di credito. Cosa che però ad oggi appare complicata. In alternativa, c’è la possibilità della detrazione fiscale sull’Iva o sull’Irpef. Insomma, un sistema complesso che rende la vita difficile sia per i turisti che per gli albergatori.
Federalberghi è sul piede di guerra. "Chiedere di anticipare i soldi in un momento di mancanza di liquidità è una vera una follia", fa sapere. Con il decreto liquidità il governo, in sostanza, ha incentivato le imprese a indebitarsi, senza sapere quando potranno far cassa. Adesso dicono che i turisti arriveranno, ma non li pagheranno. È un labirinto di norme in cui ad avere la peggio sono sempre e comunque gli imprenditori. L’unico modo in cui potrebbe funzionare è il seguente: se nel momento in cui riceveranno il bonus potranno andare a depositarlo in banca ottenendo in cambio liquidità. Ma per capirlo si attendono ancora i decreti attuativi. Tutto è ancora da vedere.
Il rischio è che, se non dovesse andare in questo modo, le strutture (già a corto di soldi) sarebbero costrette a non accettare il voucher. La crisi morde e preoccupa chi fa impresa. Solo a Rimini, giusto per fare un esempio, un hotel su cinque rischia di non riaprire, spiega Repubblica. E gli albergatori lamentano: come potremmo pagare i dipendenti? Con i bonus? Gli altri anni all’apertura assumevano in media 10 persone, quest’anno ne assumeranno solo tre. Un problema grave anche per i lavoratori stagionali.
Anche le agenzie di viaggi protestano perché, loro, non hanno avuto aiuti. Insieme a queste ci sono le piattaforme online. La scorsa settimana, in audizione parlamentare, il country manager di Booking.com, Alberto Yates, ha chiesto di non discriminare chi prenota e paga sui portali telematici. Anche su questo punto, ancora è tutto da vedere. Gli albergatori, intanto, protestano. Perché, come abbiamo scritto, hanno sì ricevuto un sostegno dallo Stato, ma con le modalità sbagliate. Molti, come spesso accade per gli aiuti di Stato elargiti a pioggia, sono rimasti tagliati fuori. Il bonus vacanze si rivolge poi solo ad alcune strutture turistiche: hotel, bed&breakfast e agriturismi. Ma che ne sarà di parchi a tema e bus turistici? Solo per citarne alcuni. Molte realtà sono state totalmente ignorate dal decreto.
E poi, il problema liquidità: si chiede di anticipare l’80% della vacanza al cliente. Qualcosa di impensabile in questo momento. Ma questa non è l’unica obiezione al bonus. La burocrazia rende tutto tremendamente complicato.
"Ci sono mille modi per rendere più lineare la procedura, il credito d’imposta per le imprese è un sistema di rimborso lungo e complicato", lamentano gli albergatori. L’ennesima prova che quando è lo Stato a intervenire sull’economia nulla va nel verso giusto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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