Mediaset vola del 9,3% in Piazza Affari a un prezzo di 1,83 euro, mentre il mercato scommette sui possibili sviluppi a livello di azionariato e di business conseguenti alla sentenza della Corte di Giustizia europea. A mettere le ali al titolo è stata infatti la pronuncia del tribunale lussemburghese che, giovedì scorso, ha dichiarato contrario alla normativa comunitaria il divieto di concentrazione tra reti e media previsto dalla legge Gasparri. Da allora il Biscione ha messo a segno un rialzo del 20%.
La sentenza, oltre a impattare sul braccio di ferro in corso con Vivendi, ha aperto la strada a Mediaset a eventuali investimenti nel settore tlc e, in particolare, nella rete unica. Il gruppo controllato da Fininvest (44,1% del capitale) si è infatti subito detto pronto a valutare, «con il massimo interesse, ogni nuova opportunità in materia di business tlc, già a partire dai recenti sviluppi di sistema sulla rete unica nazionale in fibra». E in Piazza Affari l'ipotesi piace, così come al premier Giuseppe Conte che, sabato scorso, ha dato il suo sostanziale benestare a questa eventualità. Al contrario Luigi Gubitosi, ad di Tim (di cui Vivendi è il primo socio con il 23,9%), ha detto di non capire i vantaggi portati a un broadcaster come Mediaset o Rai dall'ingresso nella rete unica.
A queste perplessità risponde indirettamente un report dell'Area Studi di Mediobanca, secondo cui internet diventerà la primaria modalità di accesso alla tv già dal 2021. Il business dei video on demand, in tutta l'Europa Occidentale, è in espansione. Tanto che il report prevede il «consolidamento del mercato fatto di fusioni, acquisizioni e alleanze strategiche che coinvolge le major e i principali operatori tlc, consentendo la creazione di offerte integrate dei servizi voce, video, internet con l'aggiunta del mobile». Essere presenti nell'infrastruttura di rete diventa quindi strategico, mentre una partnership commerciale con un operatore tlc per un'offerta integrata potrebbe rivelarsi una strada perseguibile, come ha dimostrato per esempio la stessa Sky con Sky Wifi.
Sul fronte dell'azionariato Mediaset, la pronuncia della Corte di Giustizia Ue potrebbe poi favorire, dopo quattro anni di battaglia legale, il raggiungimento di un accordo con Vivendi (socio al 28,8% del Biscione) i cui diritti di voto sono ora congelati al 9,98% in ossequio alla legge Gasparri.
È ragionevole pensare che un confronto tra Pier Silvio Berlusconi, ad di Mediaset, e Arnaud de Puyfontaine, ad di Vivendi, possa essere prossimo, magari già entro la settimana prossima. Mediaset tuttavia, a quattro anni dal dietrofront dei francesi sull'acquisto della pay tv Premium e dalla scalata ostile di Vivendi, ritiene necessario il riconoscimento di una qualche forma di risarcimento dei danni subiti per sedersi al tavolo delle trattative.
Intanto oggi è in agenda il cda per l'approvazione della semestrale, la cui pubblicazione è prevista domani.
Qualche indicazione potrebbe arrivare dalla conference call con gli analisti; un appuntamento in cui non mancheranno domande sull'andamento della pubblicità che sta riprendendosi più velocemente del previsto, sul futuro consolidamento dopo lo stop al progetto MfE, bloccato dalla opposizione di Vivendi, e sul possibile ingresso del gruppo nella rete unica.
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