Borsa al test del maxi-dividendo

Domani 18 «big» staccano la cedola, con un impatto sull'indice dell'1,6%. Ecco chi paga di più

«Giornata del dividendo» per il listino di Piazza Affari. Domani mattina, dopo gli assaggi delle scorse settimane, sarà il turno di 18 blu chip firmare l'assegno annuale in favore dei loro soci, sulla base dei bilanci 2014 da poco approvati dalle assemblee. A partire dai pesi massimi Eni, Intesa Sanpaolo, Generali e Unicredit, i cui dividendo valgono da soli circa un terzo del «tesoretto».

Un flusso di denaro che, alle quotazioni di venerdì scorso, significherà «sottrarre» all'indice FtseMib l'1,65% del proprio valore: prima dell'apertura, i prezzi delle azioni saranno infatti ricalcolati «ex stacco-cedola» dai computer di Borsa Italiana. Il rendimento medio dell'intera Piazza Affari si avvicina al 3,5% in termini di dividend yield . Il risultato finale cambia cioè in funzione del prezzo delle azioni.

Nello specifico Generali (60 centesimi) e Atlantia (44,5 centesimi) offrono agli azionsti un rendimento del 3,5-3,6%, mentre Eni (che consegna 56 centesimi come saldo e ha sofferto in Borsa per il calo del prezzo del petrolio) arriva al 6,6%: solo lo Stato, che attraverso il Tesoro possiede poco meno di un terzo del gruppo, incassa 1,2 miliardi.

In attesa dell'Opa di ChemChina che ne poterà il controllo a Pechino, Pirelli paga invece in dividendi il 2,4% (36,7 centesimi). Quanto alle banche, Intesa Sanpaolo propone il 2,1% e la concorrente Unicredit l'1,9%; in quest'ultimo caso si tratta di uno script dividend : la cedola è pagata in azioni, fermo restando l'opzione per i soci di monetizzarla. Le più generose del listino milanese resta comunque Unipolsai (7,4%) mentre Snam si ferma al 5,5%, Enel al 3,4% ed Erg al 4 per cento.

In ogni caso niente male rispetto a Bot e Btp (il decennale rende l'1,7%), nota il direttore inestimenti di Banca Generali, Claudia Vacanti soprattutto dopo che «le trimestrali societarie hanno confermato un contesto in forte miglioramento a fine marzo». Il consiglio dell'esperta di Banca Generali è quindi tornare a puntare su industriali e beni di consumo, ma anche le banche vedranno espandere la propria attività grazie alle aspettative di rialzo dei tassi. «È stata la migliore ondata di risultati da cinque anni» ,conferma Stefano Mach, gestore di Azimut rimarcando la risalita del pil italiano. In sostanza, malgrado l'allarme bolla speculativa appena lanciato dal presidente della Consob Giuseppe Vegas, gli esperti pensano che Piazza Affari crescerà di un altro 7-8% , forse anche 10% entro fine anno. Da gennaio la Borsa ha già recuperato il 22%, ma anche le società dovrebbero macinare più utili grazie alla ripresa rendendo così le loro azioni meno «care» per gli analisti. A lasciarlo supporre è anche il +1,8% segnato oggi dall'Ibes (il parametro che esprime gli utili per azione proiettati a 12 mesi) contro il -4% di sei mesi fa, sottolinea Francesco Previtera, direttore della ricerca di Akros.

Che lancia, però, ai piccoli investitori un avvertimento controcorrente: sarebbe errato investire in Borsa unicamente andando a caccia «di dividendi eccezionalmente elevati». Perché la statistica insegna che è molto probabile incappare nei settori che in prospettiva dovranno ridurli. Insomma il dividend yield è spesso poco più che un placebo.

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