Borse alla rovescia, ecco cosa fare

Disattese le previsioni degli analisti di inizio anno. Ma si può ancora strappare più del 5%

Borse alla rovescia, ecco cosa fare

I listini delle borse hanno ancora sette mesi e mezzo per recuperare. Resta però il fatto che dal primo gennaio a oggi i rendimenti delle principali tipologie di investimento (azioni, obbligazioni, valute e materie prime) sono stati molto diversi rispetto alle previsioni formulate dagli esperti per quest'anno.

LE «SVISTE» DEI GURU

L'elenco si apre con le quotazioni dell'oro e del petrolio, che per diverse motivazioni avrebbero dovuto soffrire molto, hanno messo a segno i migliori rialzi da inizio anno (rispettivamente +14,5% e +14,1% in euro). Lo stesso dicasi dei titoli di Stato tedeschi (che rendono zero) e quelli dei Paesi emergenti (che avrebbero dovuto accusare il peso del dollaro): per entrambe le tipologie le previsioni a gennaio erano fosche e invece hanno garantito oltre il 4% di guadagno. Sul versante opposto, ovvero le asset class che avrebbero dovuto assicurare buoni ritorni e che invece finora sono state delle «trappole», ci sono le azioni di Tokyo (-8%), quelle europee (-8,5%), e quelle di Piazza Affari (-17,2%). Anche il dollaro ha tradito le aspettative: tutti, o quasi, scommettevano su una sua ulteriore rivalutazione e, invece, segna un -3,7% rispetto all'euro da inizio anno.

COLPA DI CINA E DOLLARO

Proprio l'andamento del dollaro è uno degli elementi che hanno rovesciato» i listini. In particolare, le materie prime, le cui quotazioni sono espresse nella divisa americana, tendono ad apprezzarsi se il dollaro scende e viceversa. I bond dei Paesi emergenti, invece, beneficiano del dollaro debole in quanto gran parte dei debiti degli emittenti sono nella divisa Usa. L'altro fattore deflagrante è stato il timore di un brusco rallentamento della Cina e, con esso, la paura di una nuova recessione mondiale. Il pil di Pechino è infatti uno dei motori dell'economia internazionale e un suo stallo manderebbe fuori strada tutto il sistema. L'Europa (appena +0,5% il pil nel primo trimestre secondo Eurostat) non potrebbe sostenersi da sola nel caso in cui Cina e Usa rallentassero.

ORA ATTENZIONE A LONDRA

Ma che fare ora? Fino al 23 giugno, data del referendum Brexit (in cui i cittadini britannici decideranno se rimanere o meno nell'unione europea) meglio aspettare a prendere decisioni importanti di portafoglio: se ci fosse una vittoria di coloro che vogliono l'uscita dalla Ue, le ripercussioni sui mercati internazionali potrebbero essere anche piuttosto violente. Ma anche nel caso di una vittoria della permanenza britannica nell'Unione europea il consiglio è quello di non esagerare con le azioni a meno di comperarle sui minimi (dopo una correzione, come quella finita l'11 febbraio) per poi rivenderle dopo un guadagno del 10% o, al massimo, del 15%: in mancanza di un aumento degli utili è difficile che torni il sereno stabile in Borsa.

LE MOSSE PER GUADAGNARE

Se si ragiona più a lungo termine è invece possibile esporsi con maggiore tranquillità sui corporate bond euro che, grazie anche al programma di acquisti della Bce che ne supporterà i prezzi sul mercato, dovrebbero riuscire a offrire dei discreti rendimenti nei prossimi 12-24 mesi. A meno di particolari tensioni in Borsa, si può ipotizzare anche un guadagno su base annua tra i due e i tre punti percentuali. Sempre in quest'ottica, ma senza esagerare (impiegando cioè tra il 10% e il 15%) si può allargare l'investimento a fondi ed Etf high yield Europa che, a fronte di una rischiosità maggiore (quasi doppia rispetto ai corporate bond di alta qualità), dovrebbero generare rendimenti più generosi: in questo caso il rendimento può arrivare a sfiorare anche i 5 punti percentuali all'anno. Se l'orizzonte temporale è di almeno tre anni, si può inoltre scommettere, sempre in misura limitata (10%-15%), sui fondi ed Eft obbligazionari Paesi emergenti, sia quelli specializzati sui titoli in dollari Usa (puntando a un rendimento del 5% - 5,5% medio annuo) che quelli sui bond in valuta locale (tra il 6% e il 6,5% all'anno il possibile rendimento). Infine, non guasta affatto mantenere un 5% nel bene rifugio dell'oro, magari tramite Etf specializzati.

Un investimento, quello nel metallo giallo, che si dimostra ottimo in caso di tensioni sui mercati internazionali (come abbiamo visto nei primi due mesi di quest'anno) e molto remunerativo in caso di fiammate inflazionistiche inattese.

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