La batosta in busta paga: chi avrà il salasso

Aumentano le addizionali Irpef soprattutto per i ceti medio-alti in base alla Regione di appartenenza: ecco le differenze e le novità della legge delega per il 2022

La batosta in busta paga: chi avrà il salasso

Botta sull'addizionale Irpef soprattutto per chi ha un reddito medio-alto: il motivo è da ricercare nella riforma entrata in vigore da gennaio 2020. Per alcune fasce la differenza è maggiore, per altre inferiore ma si tratta pur sempre di aumenti. Come abbiamo visto sul Giornale.it, la ha ridotto da cinque a quattro le aliquote dell’imposta. Anche se le novità si riferiscono al 2022, in realtà saranno effettive dal prossimo perché il "tributo regionale è applicato a saldo, con le trattenute su stipendi o pensioni o con le dichiarazioni dei redditi", spiegano gli esperti.

Irpef diversa per Regione

Regione che vai, differenza che trovi: per il Lazio, ad esempio, l’aliquota base dell'1,23% ha un aumento dello 0,5% destinato a compensare i disavanzi sanitari. La più alta, invece, è pari al 3,33%, tetto massimo consentito dalla normativa nazionale. Il problema è che tutte le aliquote Irpef (tranne la prima), sono state spostate al loro massimale, cioé 3,33%, un bel salasso che i lavoratori che hanno uno stipendio compreso fra 35 mila e i 40 mila euro l’anno: la loro detrazione di sole 300 euro. Come ricorda Il Messaggero, questo significa che l’addizionale rimane la stessa fino a redditi di 35mila mentre tra 35 mila e 40 mila ci sarà una riduzione (e un beneficio) minore, da 194 a 174 euro. Sopra questa soglia, gli aumenti saranno compresi da 126 euro fino 206 euro per chi ha un reddito di 75 mila euro o superiore: quest’ultima fascia di contribuenti vedrà annullati i tre quarti del beneficio di 270 euro l’anno che sono ottenuti dalla nuova Irpef nazionale.

In Campania, invece, fino al 2021 si applicava l’aliquota unica del 2,03%. Con il nuovo schema (da 5 a 4 aliquote) c'è una riduzione dell’imposta ai redditi fino a 28mila euro con un vantaggio massimo di circa 90 euro. Al di sopra di questa soglia, invece, c'è un forte aumento che prende di mira i ceti medi e quelli alti dell’ordine di centinaia di euro l’anno: le riduzioni sono davvero poco significative fino a 60mila euro l’anno, chi guadagna di più vedrà un aumento graduale che vale circa 50 euro l’anno da quota 100 mila euro per poi continuare a crescere gradualmente. In Piemonte e Molise, ad esempio, i redditi oltre 50mila euro l’anno avranno soltanto modesti aumenti stimabili in una trentina di euro l’anno.

Le amministrazioni locali hanno cercato di limitare gli aumenti, dosando la revisione delle aliquote così da non ottenere differenze significative come nel caso di Lombardia, Emilia–Romagna, Toscana, Liguria, Umbria e Marche (quest’ultima ha però introdotto un’agevolazione a favore dei disabili). Sicilia, Sardegna, Veneto e Abruzzo non hanno cambiato il tributo che si applicava già sotto forma di aliquota unica su livelli comunque inferiori.

Cosa cambia nel 2022

Per l'anno in corso, la legge delega sulla riforma del Fisco prevede che si passi dall’attuale meccanismo delle addizionali a quello della sovraimposta.

In pratica, nel primo caso il calcolo è effettuato sulla base imponibile dell’Irpef (quindi i redditi), la sovraimposta fa parte del gettito del tributo erariale. In parole povere, questo significa che Regioni e Comuni avranno meno possibilità di manovra con tutte le conseguenze del caso da verificare.

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