«In questo teatro dell'assurdo» si apra «finalmente il confronto su tutti i temi. E si trovino le soluzioni». Queste sono le ultime righe del comunicato vergato ieri dai sindacati confederali First Cisl, Uilca Uil e Fisac Cgil che dopo aver abbandonato il tavolo delle trattative sindacali con il Banco Bpm ora fanno un clamoroso dietrofront rispetto alla rottura dello scorso 27 giugno. Una decisione divergente rispetto a quella di Fabi e Unisin che invece sono rimaste al tavolo delle trattative.
Da vedere, ora, quale sarà la reazione della terza banca italiana, guidata dall'amministratore delegato Giuseppe Castagna (foto), che ha comunque precisato nei giorni scorsi di mantenere un «approccio propositivo» nella trattativa sindacale in atto. Sta di fatto che, il 10 e l'11 luglio, era in programma una riunione con i sindacati che al Giornale non risulta essere confermata.
L'istituto, nel condannare la decisione dei sindacati confederali, aveva detto che sarebbe andata avanti sull'«obiettivo dichiarato di 800 uscite nette» con o senza accordi sindacali. Tradotto: significa che, pagando di tasca propria, avrebbe comunque avviato le uscite incentivate come da programmi, senza però ricorrere al fondo di solidarietà di settore, accessibile solo in presenza di accordi sindacali. La conseguenza è che salterebbero le 800 assunzioni previste, a fronte di 1600 uscite, con la prospettiva non solo di fare entrare meno giovani in banca, ma anche di scontentare le richieste di molti dipendenti di Bpm interessati a essere prepensionati (già ora 500, ma con una platea di 2mila in possesso dei requisiti). Il tema del rapporto di due uscite per un nuovo ingresso, però, ha messo i sindacati confederali sul piede di guerra, i quali avrebbero voluto maggiori assunzioni. In ballo, poi, ci sono anche le interlocuzioni sui percorsi di carriera e sui premi aziendali, partite che resterebbero irrisolte nel caso di una rottura prematura.
Ed è forse la paura di rimanere con un pugno di mosche a far cambiare idea a First Cisl, Uilca Uil e Fisac Cgil che comunque non accettano di vedersi addossate le responsabilità dello scontro: «Il terzo gruppo bancario accusa le tre sigle confederali che rappresentano la maggioranza sindacale del tavolo di trattativa di aver abbandonato il tavolo 'proprio nel momento in cui veniva affrontato il tema del fondo'», si legge nella nota, «dimenticandosi che l'azienda aveva chiesto, e le parti condiviso, la partecipazione delle segreterie nazionali, ed avendo individuato le date del 10 e 11 luglio per continuare a parlare del tema occupazione e ricambio generazionale». Parlare già il 27 giugno del tema uscite per i sindacati sarebbe stata una forzatura. Ma è da chiedersi, però, se lo scontro di questi giorni possa davvero portare loro dei vantaggi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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