Per parlare di riforma fiscale in modo concreto, il governo, alla ricerca di fondi per poterla finanziare integralmente, dovrà disporre di una base di partenza di almeno 5-6 miliardi di euro.
Portare a regime l'assegno unico universale per il figlio, introdotto a luglio ma fino ad ora assegnato esclusivamente a partite Iva e disoccupati rimasti esclusi dagli assegni familiari, significherà mettere in campo almeno 2-3 miliardi di euro. Con le restanti risorse, presumibilmente, si cercherà di ridurre il cuneo fiscale. Stando ad indiscrezioni raccolte da La Stampa, l'ex presidente della Banca centrale europea ed il ministro dell'Economia starebbero pensando di effettuare un primo intervento per gli appartenenti alla fascia di reddito 18/25mila euro, da realizzare in legge di Bilancio o tramite il decretone fiscale di fine anno.
Al momento, dunque, non ci sarebbe spazio per il cosiddetto "tax redesign" dell'Irpef da destinare alle fasce 28/55mila euro, ritenuto una priorità invece dal Parlamento: il ceto medio, considerato il motore del paese, resterebbe in questo caso ancora una volta a bocca asciutta e senza il tanto atteso taglio sulla tassazione. Precedenza, almeno secondo le indiscrezioni raccolte dal quotidiano torinese, ai redditi più bassi, anche se le modalità di intervento restano ancora in via di definizione. Dato la scarsa consistenza delle risorse in campo, una soluzione di grande impatto mediatico potrebbe essere quella di calcare le orme del governo Conte, che nel 2020 decise di innalzare il "bonus Renzi" da 80 a 100 euro e di includervi i contribuenti con redditi fino a 40mila euro (dunque circa 11,7 milioni di italiani). Occorsero allora 3 miliardi di euro: una cifra del genere permetterebbe di compiere un primo intervento nel 2022 con almeno 2 miliardi e di aggiungere un ulteriore miliardo nel 2023.
Stando a La Stampa, inoltre, alleggerire il carico fiscale sui redditi entro i 25mila euro consentirebbe di lavorare sull'introduzione del salario minimo legale, manovra che tuttavia, per il momento, l'esecutivo attuale non ha in programma. Movimento CinqueStelle e Partito democratico, che invece avevano inserito questa riforma tra i disegni di legge da collegare al Bilancio, continuano ad insistere, proponendo alle imprese una sorta di scambio: da un lato si alleggerirebbe il costo complessivo del lavoro per permettere dall'altro ai datori di incrementare la paga minima oraria dei dipendenti. Proprio per ridurre gli oneri a carico dei settori produttivi, nel Nadef sarebbe prevista la possibilità di disporre degli introiti derivanti dalla revisione delle imposte e dei sussidi ambientalmente dannosi.
Potrebbero diventare un obiettivo concreto i cosiddetti "sconti fiscali", saliti nel 2021 a 602 (contro i "soli" 532 del 2020), per un
valore stimato di 68 miliardi di euro. "È una sfida di grandi proporzionche richiede un lavoro approfondito di analisi a livello tecnico e complessi confronti a livello politico", viene dichiarato nella nota allegata al Nadef.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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