Campari, guai col fisco da 1,2 miliardi

Focus sul Lussemburgo. Quelle mail di Garavoglia per avere consigli da Elkann

Campari, guai col fisco da 1,2 miliardi
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Un miracolo del Made in Italy, un marchio globale in grado di non perdere i contatti con la terra che lo ha inventato: così, appena due mesi fa, la Campari aveva presentato con orgoglio il suo nuovo impianto di Novi Ligure, in grado di sfornare diciottomila bottiglie l'ora di Bitter e di Aperol. Ma ora dovrà fare i conti con la Procura di Milano, secondo cui dietro quel miracolo italiano girerebbe una macchina che ha portato all'estero profitti astronomici sottraendoli al fisco italiano. Nel mirino dell'indagine ci sarebbe il mancato pagamento dell'exit tax nel momento in cui, nel 2020, la sede sociale venne spostata in Olanda.

Almeno due esponenti di vertice dell'azienda finiscono indagati per evasione fiscale, nei conteggi della Finanza l'importo delle mancate dichiarazioni supera 1,2 miliardi di euro. Al centro dell'inchiesta c'è la Lagfin, la holding lussemburghese attraverso la quale Luca Garavoglia controlla il gruppo nato nel secolo scorso a Sesto San Giovanni e divenuto, di acquisizione in acquisizione, uno dei top player mondiali dell'aperitivo e dei liquori, con quaranta marchi controllati. Garavoglia è il figlio di Domenico, il manager che nel 1982 ricevette in eredità dall'ultima proprietaria il controllo dell'azienda. In mano ai Garavoglia un marchio glorioso ma un po' impolverato si è trasformato in un brand mondiale, esploso negli ultimi anni grazie al fenomeno spriz, con l'Aperol che passa da tre milioni a novanta milioni di bottiglie l'anno. E ricavi che quest'anno arrivano alla cifra monstre di 3 miliardi.

Insieme al boom di immagine e di mercato, è viaggiata anche la riorganizzazione finanziaria su cui ora si incentra l'indagine della magistratura. È il passaggio nel 2020 del pacchetto di controllo alla Davide Campari N.V. con sede ad Amsterdam, controllata al 64,34 per cento dalla Scarfin di Garavoglia e per il resto dalla sorella Alessandra. È in questo passaggio, secondo gli accertamenti della Gdf, che si è annidata la «stabile organizzazione occulta» che ha dirottato circa 5 miliardi di profitti fuori dalla portata dello Stato italiano. Secondo quanto riportato ieri dal Sole24Ore, nel mirino vi sono anche scambi di mail con John Elkann, dove il presidente di Stellantis appare quale interlocutore di Garavoglia nella pianificazione del trasferimento. Elkann, che aveva gestito una operazione analoga per Exor, aveva pagato almeno la Pex, con riduzione al 5% delle imposte sulle plusvalenze. Campari, sostiene sempre il Sole, non avrebbe pagato neanche quella.

L'indagine per omessa dichiarazione e infedele dichiarazione dei redditi è condotta dai pm Enrico Pavone e Bianca Baj Macario, del dipartimento corruzione internazionale e reati fiscali. L'inchiesta della Procura arriva a nova mesi di distanza dal turnover, mai del tutto spiegato, nel top management del gruppo, con l'addio improvviso di Bob Kunze-Concewitz (foto), che in sedici anni aveva portato a triplicare le vendite nette e la redditività e sotto la cui regia era avvenuto lo spostamento di sede, e alla sua sostituzione con Matteo Fantacchiotti, fino a quel momento capo di Campari Asia e Pacifico.

Nel 2020, quando dopo l'approvazione della semestrale fu annunciato il trasferimento della sede sociale in Olanda, il gruppo con un comunicato garantì che la sede fiscale sarebbe rimasta in Italia. Ma secondo le Fiamme gialle non tutto è girato come doveva.

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