Ancora pochi giorni e il cda di Cattolica dovrà trovare la quadra per il rinnovo del vertice imposto dall'Ivass. Anche se per statuto, un po' beffardamente, sarà lo stesso vertice contestato dall'autorità di vigilanza delle assicurazioni a individuare i successori che guideranno la compagnia veronese (da pochi giorni divenuta spa) a partire dall'assemblea del 14 maggio. «Gli accertamenti ispettivi hanno rilevato rilevanti irregolarità gestionali che trovano origine nelle serie disfunzioni della governance aziendale con un consiglio che ha mancato di esercitare e proprie prerogative di indirizzo di gestione e controllo» ha dichiarato Stefano De Polis, segretario generale Ivass, davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta. Per questo Ivass ha imposto che nessuno dei membri del cda, a partire dal presidente Paolo Bedoni, possa essere riproposto, con l'eccezione dei tre rappresentanti di Generali e dell'ad Carlo Ferraresi.
Entro il 18 aprile sarà comunque il consiglio di cui l'Ivass ha preteso un «profondo ricambio» a presentare la lista dei candidati al vertice, ancorché affiancato nella selezione dal consulente Spencer Stuart. Il compito è quanto mai delicato dopo il terremoto che, la scorsa primavera, ha investito Cattolica, portando l'Ivass a chiedere una ricapitalizzazione di 500 milioni (finora è stata effettuata la prima tranche da 300) e ha spalancato le porte all'ingresso a Generali con il 24,5% del capitale. Occorre far convergere in una sola lista i valori espressi dall'ex società cooperativa, le esigenze del territorio, le richieste dell'Ivass e gli interessi del Leone di Trieste che, secondo gli accordi sottoscritti la scorsa estate, ha a disposizione tre posti cruciali in cda; ma non oltre, per non rischiare la contestazione di direzione e di controllo che porterebbe il gruppo a doversi assumere l'onere di un'Opa.
In gioco ci sono tra 13 e 15 scranni di cui almeno 10, secondo gli orientamenti depositati dal cda uscente, destinati a amministratori indipendenti. Salvo imprevisti, il board dimissionario confermerà quello che potrà: Ferraresi e i tre di Generali. In uscita Bedoni, presidente della compagnia da 15 anni, che ha ribadito di fronte davanti alla Commissione Parlamentare che «di aver concluso il mio compito»; ma che in realtà è stato bloccato dal diktat dell'Ivass.
Intanto all'orizzonte si staglia già il prossimo appuntamento con il mercato: la seconda tranche della ricapitalizzazione richiesta un anno fa dall'Ivass per un importo complessivo di 200 milioni e che dovrà essere portata a termine entro fine luglio. Generali - è stato chiarito da Consob - con l'occasione potrà salire fino al 30% senza incorrere nell'obbligo di Opa.
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