Almasri, Cpi indaga l'Italia ma graziò Gentiloni e Conte

La Corte penale internazionale apre il procedimento contro il governo italiano per "mancata cooperazione per l'arresto" del generale libico

Almasri, Cpi indaga l'Italia ma graziò Gentiloni e Conte
00:00 00:00

Avevano cercato di disinnescare il caso, dicendo che contro il governo italiano non c'era nessuna indagine, solo la denuncia di un profugo sudanese. Ma ora dalle carte della Corte penale internazionale trapelano le carte che dimostrano come i giudici dell'Aja, partendo da quella denuncia, stiano mettendo sotto tiro il premier Giorgia Meloni e i suoi ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. Ieri il portavoce della Corte, il libanese Fadi El Abdallah, deve ammettere che la procedura è partita, «la questione è all'esame della camera preliminare». Il portavoce precisa che «questo processo non riguarda responsabilità individuali»: ma nella denuncia i colpevoli della mancata consegna alla Cpi del libico Nijeem Osama Almasri sono indicati chiaramente nel capo del governo italiano e nei suoi ministri.

Esce così allo scoperto lo scontro tra la Corte dell'Aja e Palazzo Chigi, quello che già giovedì aveva portato il vicepremier Antonio Tajani a replicare brusco, «forse è sulla Cpi che bisognerebbe indagare». La rapidità con cui è stato dato corso alla denuncia del sudanese appare destinata a alimentare ulteriormente le polemiche. Anche perché dalle carte anticipate giovedì scorso da Avvenire emerge un dettaglio interessante: il profugo, indicato col nome in codice «Victim A/75000/23» racconta di avere già sporto una denuncia nel 2019 contro l'Italia, accusando il nostro paese di crimini contro i migranti. «La denuncia - si legge - forniva ampie prove del coinvolgimento di autorità europee ed italiane, compreso il primo ministro e i ministri italiani». Il primo ministro era Giuseppe Conte, preceduto da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Ma, sottolinea il sudanese, contro l'Italia allora non venne aperta una investigazione preliminare.

Ora, invece, l'investigazione scatta a tempi quasi da record. A venire contestata al governo italiano nella denuncia del profugo è la violazione dell'articolo 70 dello Statuto, che in realtà sanziona (con pene fino a cinque anni di carcere) situazioni diverse da quelle del caso Almasri. L'accusa effettiva è, come spiega El Abdallah, «la mancata osservanza da parte di uno Stato di una richiesta di cooperazione per l'arresto». È da questa accusa che il nostro governo dovrà difendersi, «l'Italia - spiega il portavoce dell'Aja - avrà l'opportunità di presentare osservazioni». È una opportunità che l'esecutivo intende esercitare subito, ma non in veste di accusato: secondo notizie di agenzia, il governo «chiederà alla Corte dell'Aia di avviare delle consultazioni funzionali a una comune riflessione sulle criticità che hanno connotato il caso Almasri al fine di scongiurare il ripetersi di situazioni analoghe». Roma, insomma, è pronta ad affrontare i nodi procedurali che hanno condizionato la pratica, ma non a farsi processare dalla Cpi.

Che la denuncia di «Victim A/75000/23» sia comunque destinata a venire utilizzata politicamente contro il governo di centrodestra viene confermato non solo dalla reazione del Pd alle notizie in arrivo dall'Aja («è la conferma che l'Italia ha violato il diritto internazionale non eseguendo l'arresto di Almasri», dice Andrea Casu del Pd) ma anche da Strasburgo, dove la co-presidente del gruppo la Sinistra, la francese Manon Aubry, ha chiesto di mettere una mozione sulla vicenda del libico all'ordine del giorno della seduta di stasera.

È una seduta che deve affrontare i pesanti attacchi alla Corte penale internazionale da parte della presidenza Usa, seguiti al mandato di cattura emesso dall'Aja contro il premier israeliano Netanyahu. La sinistra puntava a fare diventare il caso Almasri parte integrante della vicenda: ma il presidente dell'Europarlamento, Roberta Metsola, ha detto di no.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica