La crisi economica sta svuotando le città di bar, ristoranti e hotel. Ma, soprattutto, sta causando il drammatico tracollo della moda. Nei primi otto mesi dell’anno una cessazione su quattro nel commercio è un negozio di abbigliamento. È a tinte fosche il report scattato dall’osservatorio di Confesercenti sullo stato di salute del commercio e del turismo nel Belpaese.
Il 2013 è ancora un anno nero per il settore del commercio e turismo. Nei primi otto mesi dell'anno hanno, infatti, chiuso i battenti 50mila imprese, con 32mila cessazioni nel commercio e 18mila nel turismo. Considerando l’avvio di nuove attività, il saldo è negativo di quasi 20 mila unità. "Se continua così, a fine 2013 si saranno perse per sempre 30mila imprese e almeno 90mila posti di lavoro", è l'allarme lanciato dall’osservatorio della Confesercenti secondo i cui drammatici dati, nei primi otto mesi dell’anno, si registra nel commercio al dettaglio in sede fissa un saldo negativo di 14.246 imprese, a fronte di 18.208 nuove aperture e 32.454 chiusure. Soffrono anche le attività di alloggio e ristorazione, che perdono per sempre 5.111 attività, con 12.623 nuove imprese e 17.734 cessazioni. Sebbene la disoccupazione morda in modo sempre più famelico, i giovani non sono disposti ad arrendersi. E per crearsi un posto di lavoro tentano la strada dell'imprenditoria. Nel primo semestre del 2013, quattro nuove attività su dieci di commercio e turismo sono state avviate da under 35. Si confermano, dunque, i settori del commercio, dell’alloggio e della ristorazione turismo nel loro ruolo di shock absorber della disoccupazione, e di quella giovanile e femminile (le due fasce sociali più sotto occupate) in particolare. "La crisi che ha investito turismo e distribuzione commerciale - avverte, tuttavia, l’Osservatorio - rischia di rendere precaria anche l’auto-occupazione, accorciando la vita delle imprese: a giugno 2013, ha chiuso i battenti il 32,4% delle attività commerciali avviate nel 2010, mentre nel turismo la quota di chiusure è addirittura del 41,3%".
Scorrendo le tabelle della Confesercenti, appare subito chiaro che a rallentare è anche il settore commerciale della ristorazione collettiva che comprende i servizi di banqueting e catering legati a produzione e distribuzione di pasti pronti per la clientela. Da gennaio ad agosto si contano, infatti, 112 attività in meno tra ditte specializzate di catering e mense delle scuole e degli ospedali. Non solo. La desertificazione sta cambiando sempre più il volto dei nostri centri urbani, svuotandoli. Nei primi otto mesi del 2013 hanno visto per sempre abbassare le saracinesche ben 2.035 attività commerciali che operano servizio di bar sul territorio nazionale: a fronte di 5.806 iscrizioni, infatti, si sono registrate ben 7.841 cessazioni. Non si profila certo un futuro migliore per il settore della ristorazione. Qui, infatti, si sono spente per sempre le luci di ben 2.583 attività imprenditoriali da inizio anno: a 5.909 iscrizioni hanno corrisposto 8.492 cessazioni a fine agosto. "La Campania svetta al primo posto con 289 imprese della ristorazione chiuse per sempre - si legge nel report sul commercio - ma è Roma la capitale delle chiusure: da gennaio ad agosto nella città sono spariti per sempre 223 ristoranti, record di saldo negativo fra tutte le città italiane con 300 iscrizioni e ben 523 cessazioni rilevate: quasi due chiusure al giorno. Che sommate al saldo negativo di 194 imprese di servizio bar ci consegnano il record di ben 417 imprese polverizzate fino ad oggi".
Sul fronte di alberghi e alloggi hanno chiuso i battenti ben 371 strutture ricettive. In questo settore il triste primato lo conquista la regione dell’Emilia Romagna, con 58 imprese scomparse nei primi otto mesi, seguita dalla Campania con un saldo negativo di 51 imprese e la Sicilia che perde 43 imprese del settore alloggio a pari merito con il Trentino Alto Adige in cui il turismo montano rappresenta il motore economico del territorio: anche qui sono state perse per sempre altre 43 imprese ricettive. Continua, intanto, il tracollo della moda. "La distribuzione moda è il settore che soffre di più la crisi del commercio - continua la Confesercenti - nei primi otto mesi hanno aperto solo 3.400 nuove attività nel comparto abbigliamento e tessile, a fronte di 8.162 chiusure, per un saldo negativo di 4762 unità". Praticamente, una cessazione su quattro nell’ambito del commercio al dettaglio è da attribuire a questo comparto. E continua il processo di desertificazione urbana, che sta portando alla rapida scomparsa dei negozi di vicinato del dettaglio alimentare dai nostri centri urbani.
Prendendo in esame i comuni capoluogo di regione, i dati Confesercenti rivelano che la media di esercizi ogni mille abitanti è scesa sotto l’unità quasi ovunque, con l’eccezione di Napoli, dove si registrano quasi due negozi di vicinato alimentari ogni mille abitanti e Cagliari, Bari, Firenze, Genova, Palermo e Venezia, con poco più di un negozio ogni mille persone. Maglia nera a Trento e a Bolzano. In quest’ultimo centro, in particolare, rimangono solo cinque negozi di vicinato di carni e nove di ortofrutta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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