Porte girevoli in Acea, l'Associazione europea dei costruttori di automobili. Il primo gennaio 2023 toccherà all'italiano Luca De Meo, ad di Groupe Renault, ricevere dal tedesco Oliver Zipse, numero uno di Bmw Group, il testimone della presidenza che vede alternarsi i top manager al volante della Case associate. Contestualmente alla piena operatività di De Meo a Bruxelles, Acea perderà però Stellantis e, negli stessi giorni, anche Volvo. L'uscita di Stellantis, annunciata mesi fa dall'ad Carlos Tavares, è un fatto rilevante visti i numerosi marchi rappresentati: gli italiani (Fiat, Abarth, Alfa Romeo, Lancia e Maserati); quelli francesi (Peugeot, Citroën e Ds); uno tedesco (Opel), uno inglese (Vauxhall) e anche quattro americani (Chrysler, Jeep, Ram Trucks e Dodge). A questo punto, fuori l'intera galassia Stellantis (restano, per l'Italia, Ferrari e Iveco Group) e Volvo, lo sbilanciamento verso i big tedeschi (Volkswagen, Bmw e Mercedes-Benz), che già ora hanno parola in capitolo, sarà ancora più evidente.
Al neo presidente De Meo spetterà, fin da subito, cercare di mantenere gli equilibri interni, nell'interesse di tutti, e soprattutto riportare Acea nel ruolo di interlocutore primario nei confronti delle istituzioni, la Commissione Ue in testa. Lo stesso Tavares, nel momento in cui ha comunicato l'addio di Stellantis ad Acea, era stato schietto: «Non voglio spendere tempo e risorse in un'associazione che vuole parlare con istituzioni che non ascoltano. Preferiamo fare altre cose con le nostre risorse. Le autorità europee non ci hanno ascoltato e questo è evidente, è stata una loro scelta. Ma se l'Ue non ascolta, allora non ci serve l'Acea; parlerò direttamente con gli stakeholders. Ad esempio, attraverso il Freedom Mobility Forum», la nuova iniziativa del gruppo presieduto da John Elkann che sarà presentata i primi mesi del 2023.
Acea, inoltre, dovrà fare i conti anche con il venir meno della quota associativa di Stellantis (c'è chi parla di circa 1 milione) oltre a quella di Volvo. La Casa svedese, controllata dal colosso cinese Geely, ha motivato la decisione di lasciare Acea per via delle posizioni completamente opposte sul programma di elettrificazione del mercato automotive voluto dall'Ue. Volvo, infatti, ha già avviato la sua trasformazione in un'azienda in grado di poter contare su una gamma completamente a zero emissioni, mentre Acea ha avanzato perplessità sulla scelta dell'Ue sul «tutto elettrico» dal 2035, evidenziando i problemi del progetto e le difficoltà nel realizzarlo entro i tempi prefissati. Un atteggiamento, quello di Acea, che però non è stato incisivo al punto giusto. Del resto, questa associazione ha a che fare, come nel caso di Volvo, con aziende che hanno varato piani strategici tutti impostati sulla decarbonizzazione, ma con modalità differenti. Per non parlare delle pressioni politiche e lobbistiche che subiscono. Dunque, non sarà semplice il lavoro di De Meo. Il top manager, che è stato il pupillo di Sergio Marchionne, ai tempi della Fiat, dovrà prestare anche molta attenzione alle immancabili ingerenze dei cinesi che proprio ora stanno accelerando l'espansione nel mercato europeo. È vero che la decisione di Volvo, secondo fonti ufficiali, è stata presa a Göteborg, in Svezia, e non dall'azionista di Pechino. Ma è altrettanto vero che la stessa Geely ha un ruolo di grande peso anche all'interno di Mercedes-Benz, e ha appena siglato un accordo con la stessa Renault a guida De Meo: grazie a «Horse», la joint-venture franco-cinese, Geely attingerà dal know how di Parigi nei motori ibridi e alimentali da carburanti alternativi, chiudendo così il cerchio vista la carenze delle realtà asiatiche proprio nelle tecnologie endotermiche.
De Meo ha comunque ben chiaro il lavoro che dovrà fare. «Abbiamo urgente bisogno che l'Europa attui politiche che sostengano pienamente il nostro obiettivo di decarbonizzazione e ci consentano di affrontare la crescente concorrenza globale.
Il nostro settore è impegnato a investire pesantemente nella mobilità elettrica e a garantire la creazione di valore e posti di lavoro in Europa. Acea continuerà a sostenere un equilibrio tra ciò che è positivo per l'ambiente, ciò che è positivo per l'economia europea e ciò che è positivo per la società», le sue parole. Non sarà una sfida facile.
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