Il 1° luglio potrebbe aver segnato un punto di svolta significativo per l'economia reale di questo Paese. Quel giorno, infatti, è entrato in vigore il nuovo codice dei contratti pubblici. Uso il condizionale perché, storicamente, in Italia in materia di contratti pubblici le cose non sempre (e questo è un eufemismo) sono filate via lisce. Questa volta l'auspicio è che non si perda l'occasione. Un'occasione importante per il rilancio del Sistema Paese se vediamo il lancio del nuovo codice insieme al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Proviamo a immaginare che finalmente si attui un percorso virtuoso sulla strada delle semplificazioni nell'applicazione del Codice in relazione alla spinosa materia degli appalti; e proviamo a immaginare che questa svolta si coniughi alle non certo ridotte risorse assicurate dal Pnrr, ebbene, così facendo in collaborativo concerto, verrebbe a mettersi in moto una macchina produttiva che domanda solo di potersi avviare senza il freno storico di lacci e lacciuoli di vario genere e tipo. Dunque: un'occasione assolutamente da non sprecare. Per tutti: imprese, lavoratori, cittadini contribuenti. E, naturalmente, i territori coinvolti in quell'opera di ammodernamento, sviluppo, crescita complessiva. La gestione coesa di tale processo è decisiva. E, in primo luogo, lo scatto in avanti deve attuarlo la Pubblica amministrazione, la cosiddetta macchina amministrativa. Il solo scriverlo inviterebbe alla cautela. Penso, in particolare, al mondo delle imprese rimasto impagliato troppo spesso in quelle maglie inossidabili. Con i danni che sono storia nota.
D'altronde, per non andare troppo indietro nel tempo, di queste storture e inefficienze si è detto e scritto a
proposito dei ritardi registrati nella messa in atto degli interventi contenuti nel Pnrr. Vedremo quel che accadrà. Le imprese, lo hanno dimostrato, sono sempre pronte alle nuove sfide. La Pa invertirà finalmente la rotta? Sperem
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