Gli agricoltori italiani insorgono dopo la firma dell'Unione europea sull'accordo con i Paesi del Mercosur, il mercato comune degli Stati dell'America meridionale. La frustrazione è stata espressa da una nota congiunta di Coldiretti, guidata dal presidente Ettore Prandini, e da Filiera Italia, guidata da Luigi Scordamaglia: «Non contenta di aver siglato il peggiore degli accordi possibili con il Mercosur per la filiera agroalimentare europea aprendo la porta a prodotti con standard di sicurezza e qualitativi inferiori ai nostri», scrivono le due associazioni di categoria, «la Presidente della Commissione von der Leyen raggiunge il paradosso annunciando un fondo europeo di 1,8 miliardi per facilitare la transizione verde e digitale dei paesi del Mercosur». L'aspetto che più non convince gli esponenti del settore agroalimentare di casa nostra è che l'intesa farà fluire sul mercato europeo un'ondata di prodotti alimentari extra-Ue non sottoposti alle stesse normative e «ottenuti utilizzando a monte farmaci per la crescita degli animali, con colture prodotte utilizzando pesticidi spesso vietati in Europa perché pericolosi. Consentiamo che tutta questa merce entri quasi soltanto dall'unico porto europeo dai controlli praticamente inesistenti (Rotterdam se non fosse chiaro) ed a compensazione di tutto ciò cosa ci viene promesso? Un miliardo di euro di elemosina compensativa ex post ad eventuali settori che dimostreranno di essere stati colpiti dall'accordo», si legge.
La richiesta di Coldiretti e Filiera Italia, quindi, è che l'Italia voti contro all'approvazione dell'accordo che è attesa per i primi mesi del 2025. Il nostro Paese, infatti, «ha un peso decisivo» e l'auspicio è che esprima «una posizione netta e un voto contrario, così come stanno annunciando altri stati membri come la Francia e la Polonia». La filiera agroalimentare italiana nel suo intervento avanza ulteriori richieste che non sono per un affossamento totale dell'accordo, ma per una netta rivisitazione delle condizioni affinché ci sia «l'introduzione di una reciprocità vera» tra le gravose norme applicate alle aziende europee e quelle più permissive in vigore in America Latina. Non fosse così, del resto, quello che teme la filiera è che si configuri un quadro di concorrenza sleale. Oltre a questo, le associazioni chiedono «l'aumento subito e certo dei fondi della Pac (la politica agricola comune dell'Unione europea) per garantire quella sovranità alimentare che la Presidente della Commissione Ue ha annunciato di voler porre alla base del suo secondo mandato».
E ancora: «Si cominci ad annunciare sin da subito l'integrazione delle risorse Pac a compensazione dell'effetto inflazione che in assenza di correttivi ridurrebbe di oltre 160 miliardi i fondi 2028/2034 per gli agricoltori».MaNe
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