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Commercio estero giù: mai così male dal 2009

Lo scorso settembre segna una battuta d’arresto: le esportazioni scendono del 4,2% su base annua

Commercio estero giù: mai così male dal 2009

A settembre il commercio estero ha segnato una pesante battuta d’arresto. Secondo i dati dell'Istat, le esportazioni sono scese del 2,0% rispetto ad agosto e del 4,2% su base annua: è la peggiore flessione dal dicembre del 2009. Anche le importazioni hanno segno negativo e cedono il 4,2% a livello congiunturale e il 10,6% nel confronto annuo.

Considerando i volumi, l'istituto di statistica ha spiegato che le diminuzioni risultano più marcate: -7,8% per l’export e -15,3% per l’import. Nel terzo trimestre 2012 l'Istat ha, infatti, rilevato una crescita tendenziale per le esportazioni (+2,2%), mentre le importazioni si riducono (-6,4%). Nel mese considerato l’avanzo commerciale è di 408 milioni, sintesi di un disavanzo con i paesi dell’area extra europea e di un surplus negli scambi con i paesi dell'Unione europea. Nei primi tre trimestri il saldo complessivo, sostenuto dall’ampio avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici, è positivo. A settembre si rileva, rispetto al mese precedente, una flessione per entrambi i flussi commerciali, più intensa per l’import (-4,2%) che per l’export (-2,0%). La diminuzione dell’export è di intensità analoga per entrambe le aree di sbocco: -2,1% per i mercati europei e -2,0% per quelli extra europei. "In flessione sono soprattutto le vendite di beni strumentali (-4,5%) e di prodotti energetici (-2,3%), mentre i beni di consumo durevoli registrano un aumento dell’1% - ha spiegato l'Istat - la flessione delle importazioni è rilevante sia dai paesi europei (-4,4%) sia da quelli extra europei (-3,9%)". Particolarmente accentuata è la contrazione degli acquisti di beni strumentali (-9,7%).

La flessione è diffusa a quasi tutti i settori. Per l'Istat, è infatti rilevante l’espansione delle vendite di prodotti petroliferi raffinati (+23,4%) e di prodotti agricoli (+5,4%).

L’Istituto di statistica inoltre spiega come la diminuzione delle vendite di macchinari e apparecchi (non classificati altrove) verso Cina e Germania, di metalli di base e prodotti in metallo verso Francia e Germania contribuisca per quasi un punto percentuale alla riduzione annua dell’export.

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