Commerz alza il prezzo, ma non chiude

Il presidente Weidmann a Unicredit: c'è molta strada da fare per recuperare la fiducia

Commerz alza il prezzo, ma non chiude
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Da Francoforte si preparano a vendere cara la pelle all'italiana Unicredit. Nessuno si aspettava un tappeto rosso per il tentativo di scalata di Andrea Orcel, ma l'intervista rilasciata al quotidiano tedesco Handelsblatt dal presidente del consiglio di sorveglianza di Commerzbank, Jens Weidmann, fa sembrare il fronte tedesco quasi una scalata all'Everest. Eppure la porta non è chiusa. «Come in ogni relazione, se l'inizio non è dei migliori, diventa difficile proseguire», ha detto Weidmann, ex presidente della Bundesbank (la banca centrale tedesca) dal 2011 fino alla fine del 2021.

«Ci vorrebbe molto lavoro per creare abbastanza fiducia e consentire discussioni aperte», ha aggiunto il banchiere. Questo passaggio, infatti, è una sfumatura di significato che ambienti vicini alla banca italiana interpretano quanto meno come disponibilità a parlarne. Non è stato detto, infatti, che l'operazione non è possibile oppure che non è industrialmente valida (anche perché lo sarebbe eccome). «Cosa penso delle potenziali sinergie con Unicredit? Per valutarle, è necessario avere una visione dettagliata delle intenzioni dell'acquirente, delle strategie e dei suoi piani. Al momento, mancano molte di queste informazioni. Non possiamo speculare su qualcosa di così fondamentale». Insomma, il messaggio è chiaro: venite e spiegateci le vostre intenzioni, poi vedremo. «Quando si tratta di fusioni, è importante che i dirigenti parlino inizialmente tra loro in modo fiducioso e sviluppino un'intesa comune. Unicredit ha deciso di non farlo e ci ha sorpreso con il suo ingresso. Non è uno stile corretto».

Il riferimento è a quando, nel settembre del 2024, Unicredit ha rilevato un primo 4,5% del secondo istituto tedesco dalla dismissione di una parte della partecipazione del governo federale. A luci spente, però, l'istituto italiano che in Germania è proprietario della terza banca del Paese, Hvb ha rastrellato un altro 4,5% sul mercato salendo al 9% del capitale. Una mossa che aveva provocato polemiche all'interno del traballante governo guidato da Olaf Scholz, il quale si era precipitato a definire «ostile» l'operazione di Unicredit. L'istituto di Piazza Gae Aulenti ha poi chiesto autorizzazione alla Bce per salire fino alla fatidica soglia del 30% e, nel frattempo, ha arrotondato la sua quota potenziale al 28% tramite strumenti derivati. Aspetto che peserà nell'assemblea dei soci del 15 maggio: se Unicredit convertisse i derivati, potrebbe anche avere già ora la maggioranza nell'assemblea - che tornerà a essere in presenza - se l'affluenza dovesse essere del 56% come è avvenuto l'anno scorso.

Per il presidente del consiglio di sorveglianza di Commerzbank, «per la sovranità finanziaria della Germania sarebbe vantaggioso disporre di due banche private indipendenti e grandi».

Quindi cita HypoVereinsbank e Bank Austria, rilevate da Unicredit nel 2005, come possibile destino per le banche dopo aver perso la loro indipendenza: «L'impronta della Commerzbank in Germania verrebbe probabilmente ridotta e l'attrattiva di Francoforte come piazza finanziaria ne risentirebbe. Molti clienti, soprattutto quelli di medie dimensioni, sarebbero costretti a riorientarsi».

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