La concorrenza sleale dell'Est uccide l'autotrasporto europeo

La Commissione Trasporti dell'Ue ha da poco approvato un pacchetto di riforme sul settore dell'autotrasporto. L'eurodeputato Salini (Forza Italia): "Favorisce la concorrenza sleale. Esce l'immagine di un'Europa senza futuro"

La concorrenza sleale dell'Est uccide l'autotrasporto europeo

Lunedì scorso la Commissione Trasporti dell'Unione europea ha approvato il "Pacchetto mobilità" che interviene, tra le altre cose, sul settore dell'autotrasporto merci, apportando dei cambiamenti molto importanti che potrebbero avere pesanti ripercussioni non solo sull'economia nel Vecchio Continente ma anche sulla sicurezza dei cittadini. Solo Italia, Francia e Germania hanno provato a opporsi al provvedimento, passato grazie alla forte pressione della lobby dei Paesi dell'Est.

Ma cosa cambia? Si rivede la normativa sull'orario di lavoro degli autisti di camion e di bus a lunga percorrenza. Oggi chi guida un mezzo pesante è o obbligato a riposare almeno 45 ore nelle due settimane continuative di servizio. Con la modifica si estende questo periodo di lavoro a un mese, lasciando immutato il riposo obbligatorio. Ovviamente le conseguenze di questa scelta sono facilmente comprensibili: un lavoro così faticoso e stressante, come quello dei camionisti (che già oggi stanno anche 18 ore di fila sul proprio mezzo), deve prevedere degli stop frequenti, altrimenti è inevitabile che aumentino i rischi per la sicurezza sulle strade.

Come ci spiega l’eurodeputato di Forza Italia Massimiliano Salini, membro della Commissione Trasporti e Industria, "dal voto sul Pacchetto mobilità esce l’immagine di un’Europa senza futuro, profondamente divisa e sorda alle richieste di equità e al grido di aiuto di migliaia di imprenditori e lavoratori del settore del trasporto merci. Si tratta infatti di norme profondamente sbagliate, che non tutelano i lavoratori e sono destinate ad aumentare la concorrenza sleale a vantaggio dei Paesi dell’Est e ai danni di chi fa impresa con onestà, rispettando le regole e offrendo servizi di qualità".

Perché si parla di concorrenza sleale? Il motivo è semplice: con le nuove norme il trasporto internazionale viene escluso dall'applicazione delle regole sul lavoro distaccato. Che vuol dire? Che un camionista dell'Ungheria o della Romania, ad esempio, può tranquillamente lavorare in tutta Europa rispettando le regole del proprio Paese, in primo luogo per quanto concerne la retribuzione. "I trasportatori dell'Est sono pagati un quarto degli altri, ma se vanno a lavorare in tutta Europa fanno concorrenza sleale". Questo si traduce in una gravissima crisi per migliaia di imprese. In dieci anni, secondo i dati Confcommercio, c'è stato un "crollo del 70% i traffici gestiti da trasportatori italiani mentre è cresciuto del 200% quello delle imprese dell’Est Europa".

"Se il voto della Commissione verrà confermato", spiega al Corriere della sera Maurizio Diamante, segretario nazionale della Fit-Cisl, "il risultato sarà che tutti gli autisti staranno più ore al volante. E in più quando lavoreranno fuori dal proprio Paese, come capita sempre più spesso, con la riduzione delle soste finirebbero per vivere settimane sul camion. Strasburgo sceglie di peggiorare le condizioni di lavoro e aiutare il dumping sociale". In Italia ci sono circa 400mila camionisti interessati dalle nuove regole. Ma dall'Est ne arrivano sempre di più, perché guadagnano meno (quindi costano di meno alle imprese), quasi mai sono iscritti ai sindacati e, soprattutto, si lamentano poco o nulla se vivono molto tempo lontani da casa.

Per Salini il testo votato dalla Commissione è una vera e propria aberrazione, e "il compromesso che riduce da 7 a 5 giorni il cabotaggio (trasporti effettua ti all'interno di un Paese da operatori di un altro Paese membro) resta uno strumento iniquo di concorrenza sleale nelle mani dei ‘furbi’ in Stati Ue dove il costo del lavoro è un terzo rispetto al nostro. Si tratta di una situazione insostenibile che ha portato alla chiusura di migliaia di imprese". Un dato su tutti, fornito da Confcommercio: in dieci anni si è registrato il crollo del 70% dei traffici gestiti dai trasportatori italiani, mentre è cresciuto del 200% quello delle imprese dell’Est Europa".

Ma non è detta l'ultima parola. Il Parlamento europeo dovrà discutere la materia, e Salini promette battaglia: "Farò ogni sforzo perché queste norme vengano modificate in vista della plenaria di Strasburgo e lancio un appello alla componente di centrodestra del nuovo governo italiano affinché su questa partita sia vigile e, in Consiglio, faccia fronte comune con gli altri Paesi danneggiati, tutelando le ragioni di chi fa impresa in modo corretto e tutti gli autotrasportatori costretti a lottare ad armi impari in un mercato europeo sempre più sregolato e selvaggio". La battaglia, infatti, si gioca su due tavoli: da un lato c'è il Parlamento, con il braccio di ferro (e le alleanze) tra le diverse forze politiche. Dall'altro, invece, c'è il Consiglio europeo, con i ministri di ciascuno Stato competenti in materia.

Un doppio binario su cui bisogna lavorare, con la medesima determinazione e forza, per portare a casa il risultato sperato: impedire che l'Europa, in nome della deregulation, produca un finto libero mercato, che determinerà solo concorrenza sleale e danni economici e sociali devastanti.

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