Confindustria, "tradito" il mandato del governo

Tra gli associati a controllo pubblico c'è chi ha fatto campagna elettorale. I conflitti di Garrone e Gozzi

Confindustria, "tradito" il mandato del governo
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Ieri si è svolta a Milano in Assolombarda la prima giornata di consultazione dei tre saggi di Confindustria (Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi) con sedi le territoriali. Si replicherà venerdì 8 in Federchimica per le associazioni, mentre il tour nazionale si concluderà il 9 marzo a Padova e il lunedì successivo a Napoli, unica tappa al Sud. Il minimo comun denominatore di questi incontri è stata la riservatezza: nulla o quasi è trapelato degli orientamenti verso i quattro candidati (Edoardo Garrone, Antonio Gozzi, Alberto Marenghi ed Emanuele Orsini) e dei temi indicati come ineludibili per la nuova presidenza nonostante la materia sia di pubblico interesse. Il silenzio all'ingresso e all'uscita dei partecipanti è stata la cifra della due giorni romana del 28 e 29 febbraio nella sede nazionale di Viale dell'Astronomia. Per ora le uniche certezze sono gli approdi di Garrone e Orsini alla finale del consiglio generale del 4 aprile, mentre Gozzi deve certificare ancora il 20% dei voti assembleari.

Qualche spunto di riflessione, tuttavia, è trapelato. In primo luogo, pare che alcuni esponenti delle partecipate statali aderenti a Confindustria vorrebbero disattendere le indicazioni del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, e abbiano decisamente fatto «campagna elettorale» per uno o più candidati. Gli unici nomi che, al momento, si possono escludere da questa lista sono quelli dell'ad di Eni, Claudio Descalzi, di Enel, Flavio Cattaneo, e di Leonardo, Roberto Cingolani. Qualcuno tra gli altri manager e presidenti ha invece sicuramente preso posizione, tradendo il mandato dell'azionista.

L'«apparato di sicurezza» attorno alle consultazioni anche a Milano non consente di sapere ufficialmente se si sia discusso anche delle recenti dichiarazioni di Alessandro Garrone, vicepresidente esecutivo di Erg e fratello del candidato, secondo cui i prezzi dell'energia nelle aste per l'eolico sono a 75-76 euro/megawattora «quando il costo di produzione, a seconda della ventosità, varia tra 90 e 100 euro/megawattora». Insomma, il meccanismo delle aste per le produzioni da fonti rinnovabili, ancorché adeguato all'inflazione, determinerebbe prezzi fuori mercato perché troppo bassi. L'esatto contrario di quello che, in teoria, sarebbe l'interesse delle imprese. Considerato che Edoardo Garrone è anche presidente del Sole 24 Ore, il quotidiano della Confindustria la cui guida non intende abbandonare anche in caso di elezione, si profila quantomeno un cortocircuito.

Discorso diverso per l'imprenditore siderurgico Antonio Gozzi, che con Duferco ha inaugurato un impianto a idrogeno in Sicilia ed è in corsa come partner dello Stato per l'ex Ilva. Comunque vada, per lui sarà un successo. Chi rischia di essere penalizzato dal clima da politburo è sicuramente Orsini (in foto) che, privo di conflitti, si batte per un prezzo unico europeo dell'energia.

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