Consob lancia l'allarme sul Bitcoin a un soffio da quota 100mila

Il commissario Cornelli: "Sotto questi strumenti non c'è nulla, sono asset altissimamente speculativi"

Consob lancia l'allarme sul Bitcoin a un soffio da quota 100mila
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"Se un giorno dovesse scoppiare la bolla delle criptovalute, nessuno venga a chiedere risarcimenti". Non usa mezzi termini la Consob nell'avvertire i rischi legati agli investimenti legati alle criptovalute. Il monito arriva proprio in corrispondenza con l'euforia massima sugli asset digitali. Le quotazioni del Bitcoin sono ormai arrivate a un soffio dai 100mila dollari per un controvalore dell'asset vicino a 2mila miliardi di dollari. Considerando solo le ultime due settimane, la criptovaluta segna un perentorio più 43% sull'onda dell'esito delle elezioni statunitensi nella prospettiva di quadriennio di Amministrazione Trump che si dichiara decisamente pro-cripto

«I Bitcoin e le altre criptovalute sono strumenti altamente, altissimamente speculativi. Sotto non c'è nulla. Non c'è un debitore», sono le nette parole del Commissario Consob, Federico Cornelli, intervenuto a Roma al convegno su Le scelte degli investitori italiani tra consulenza e sostenibilità. La Consob, come anche altre fra le principali Autorità di vigilanza nazionali e internazionali, in questi anni ha ripetutamente messo in guardia contro le insidie connesse con l'acquisto di criptovalute, che può comportare anche la perdita di tutto il capitale impegnato. Il presidente della Consob recentemente ha anche scritto «la creazione e circolazione delle cripto riduce la sovranità monetaria degli Stati».

Un elemento che caratterizza le criptovalute è la loro elevata volatilità che le rende «del tutto inidonee a fungere da moneta, oltre a essere un investimento speculativo ad alto rischio», ha avvisato nei giorni scorsi Chiara Scotti, vice direttore generale della banca d'Italia. Stando a due studi pubblicati dalla Consob, tra il 2022 e il 2023 è più che raddoppiata la percentuale di italiani intervistati che dichiara di avere criptovalute in portafoglio, passando dall'8 al 18 percento.

Ad emergere con forza è il problema che la scelta non è sempre associata ad un'effettiva conoscenza delle caratteristiche e dei rischi connessi con questo tipo di asset digitale. In seconda battuta, si segnala anche la tendenza crescente degli italiani a informarsi sempre più attraverso canali social, dove proliferano indicazioni non sempre attendibili e incentrate su testi molto brevi, sintetici, a volte basate solo su immagini.

Il 36% degli intervistati attinge dai social per informarsi nelle scelte d'investimento contro il 34% per cui la carta stampata è ancora il principale punto di riferimento. In aggiunta, ad informarsi sui social sono in particolare, i soggetti più vulnerabili, ossia giovani, donne e persone a più basso grado di alfabetizzazione finanziaria e con minori disponibilità.

TFer

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