Conte non rinnova Quota 100: cosa succede ora alle pensioni

Conte è stato chiaro: "Quota 100 finirà in soffitta". Che cosa accadrà adesso? Ecco i (possibili) nuovi meccanismi di pensionamento anticipato

Conte non rinnova Quota 100: cosa succede ora alle pensioni

Il rinnovo di Quota 100 "non è all'ordine del giorno" perché il citato progetto triennale era stato appositamente pensato per tamponare "un disagio sociale che si era creato", ossia quello delle persone che si erano viste allontanare di molti anni "la finestra pensionistica". Giuseppe Conte lo ha detto chiaramente in occasione del Festival dell'Economia di Trento: la misura previdenziale voluta dalla Lega finirà in soffitta.

Il premier ha tuttavia parlato di una riforma delle pensioni, sottolineando la necessità di sedersi attorno a un tavolo e fare la lista dei "lavori usuranti", per distinguere il caso di un professore universitario che "vorrebbe lavorare a settant’anni" e quello di altri lavoratori che, in virtù di mansioni differenti, non possono prospettare "una vita lavorativa così lunga".

Il governo affronterà il nodo delle pensioni ma, almeno a parole, non ha alcuna intenzione di rinnovare Quota 100. Che cosa succederà alle pensioni degli italiani? A quanto pare sarebbero allo studio nuovi meccanismi di pensionamento anticipato, rispetto ai 67 anni di età richiesti per accedere alla classica pensione di vecchiaia.

Quota 102: tra anticipi e penalizzazioni

Cerchiamo di ordinare tutte le ipotesi sul tavolo. Partiamo con la specie di soglia di accesso alla tanto agognata pensione piazzata a 63-64 anni, con 38-39 anni di contributi e l'introduzione di penalizzazioni strettamente connesse al calcolo contributivo.

A questo proposito il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, aveva parlato di "misure di staffetta generazionale" e di "contratto di solidarietà espansiva", tali da aiutare i giovani a entrare nel mondo del lavoro e accompagnare all'uscita i lavoratori più anziani.

Questa sarebbe l'opzione ridefinita da alcuni Quota 102. Stiamo parlando di un'uscita di scena con una riduzione dell'importo percepito in rapporto agli anni di contribuzione in meno rispetto all'uscita tradizionale.

Ape sociale e Opzione Donna

In vista dell'imminente futuro sono probabili le proroghe di Ape e Opzione Donna. Le piattaforme dei sindacati chiedono a gran voce la conferma dell'Ape sociale 2021, nonché l'estensione della platea alle attività gravose o usuranti e a tutti quei lavori maggiormente esposti al rischio del contagio da Covid. C'è, insomma, la richiesta di estendere l'accesso alle pensioni precoci per i lavoratori toccati dall'estensione dell'Ape sociale.

I suddetti sindacati spingono per il progetto di Quota 41: pensione, con assegno pieno, a 41 anni di contribuzione a prescindere dall'età anagrafica. Richiesta anche la proroga di Opzione Donna, una formula che consente alle lavoratrici, impegnate tanto nel settore pubblico che in quello privato, di chiedere la pensione anticipata mediante un assegno calcolato in base all'età contributiva.

In tal caso le lavoratrici possono ottenere l'accesso alla pensione in anticipo a fronte di 35 anni di contributi entro una determinata data. In caso di effettiva proroga, inoltre, le nate entro il 31 dicembre 1962 e le autonome nate entro il 31 dicembre 1961, con almeno 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2020, potranno accedere alla pensione anticipata.

Vale infine la pena

sottolineare che, a partire dal primo gennaio 2021, gli assegni previdenziali subiranno una revisione al ribasso per via della modifica dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo relativo al biennio 2021/2022.

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